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Disagio giovanile

Disagio giovanile

di Antonella Salvatore

Il disagio giovanile cresce, in Italia come nel resto d’Europa, arrivando ad avere risvolti anche molto violenti.

1 giovane su 2 mostra segnali di deprivazione

Secondo il rapporto ISTAT 2023, il 47,7% dei giovani (quindi quasi 1 su 2, parliamo di 4 milioni e 870 mila persone tra i 18 e i 34 anni) mostra almeno un segno di deprivazione. Si intende per deprivazione un malessere generato dall’impossibilità di raggiungere obiettivi. In particolare l’ISTAT fa riferimento ad alcuni ambiti specifici: istruzione, lavoro, benessere soggettivo, salute mentale e fisica, territorio e coesione sociale, quest’ultima intesa come partecipazione attiva alla vita della comunità sociale. L’ISTAT parla poi di multi-deprivazione, quando il malessere giovanile riguarda più ambiti. Nel 2022, il 15,5% dei giovani è risultato “multideprivato”.

Equità di accesso a scuola e lavoro

Gli ambiti di deprivazione più importanti sono quelli dell’istruzione e del lavoro. L’ISTAT ribadisce un concetto fondamentale: serve garantire equa possibilità di accesso a scuole, istituti di formazione, attività di socializzazione, ai bambini e ai giovani del nostro paese. L’abbandono scolastico, la mancanza di opportunità di coesione sociale, la carenza di attività extracurriculari, quali ad esempio lo sport, non consentono l’adeguato sviluppo di competenze comportamentali e tecniche per fare parte di una comunità e avere accesso al lavoro. Questo è il degrado sociale di cui sentiamo tanto parlare.

Dispersione scolastica ancora elevata

Secondo il rapporto ISTAT, il nostro paese investe solo l’1,2% in prestazioni sociali per le famiglie. Un investimento pari alla metà di quello della Francia e a un terzo di quello tedesco. Ma è la scuola il problema principale ed è qui che l’Italia mostra ancora un divario con il resto dell’Unione. Nel 2022 l’11,5% dei giovani tra i 18 e i 24 ha abbandonato gli studi senza conseguire un diploma di scuola superiore. Questa percentuale è più alta della media europea dell’1,9%. Ma se osservassimo solo la dispersione scolastica maschile noteremmo invece un divario del 4% con i colleghi europei. Nelle nostre isole poi, l’abbandono scolastico supera anche il 18%.

Neet, vivere senza far nulla

Ultimo, ma non ultimo, il numero dei Neet nel nostro paese è troppo elevato. I Neet sono coloro che non studiano, non lavorano, e non si formano. 1 giovane su 5, tra i 15 e i 19 anni, è un Neet; si tratta della percentuale più alta dell’Unione dopo la Romania. Superiamo la media europea di oltre 7 punti percentuali. La noia, la vita senza uno scopo preciso, l’incapacità di fissare obiettivi personali e professionali alimentano il disagio giovanile. Tutto questo contribuisce a portare i giovani su strade sbagliate e ad alimentare il degrado sociale e culturale del paese.

Foto di Sam Moghadam Khamseh su Unsplash

OCL

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