
Lavorare duramente per essere, e rimanere poveri. Questa è la condizione di milioni di lavoratori in Europa, Italia inclusa. Lo dicono i numeri. Avevamo parlato dei working poor un anno fa e torniamo a parlarne oggi perché la situazione resta critica. Il tema è stato affrontato nuovamente anche giovedì scorso in conferenza a Bruxelles.
Bassa intensità lavorativa
Intanto definiamo chi sono i lavoratori poveri. Tutte quelle persone che, pur avendo un’occupazione, sono a rischio povertà perché il loro reddito non supera il 60% del reddito medio nazionale. Uno degli elementi che caratterizza la povertà lavorativa è la cosiddetta intensità lavorativa, ossia quante ore al mese il lavoratore risulta mediamente impiegato. Questo dato appare preoccupante in molti paesi, innanzitutto in Portogallo, dove il 54% degli occupati ha una bassa intensità lavorativa. Ma anche l’Italia non se la passa bene, perché la percentuale degli occupati che lavorano poche ore al giorno, o poco frequentemente, è superiore al 40%.
I lavoratori poveri sono soprattutto giovani, donne e stranieri
Un fattore parimenti importante nel determinare la in work-poverty è dato dal numero di persone occupate nel nucleo famigliare. Quando a lavorare è un solo membro della famiglia, il rischio di povertà lavorativa sale rapidamente. Ma anche l’età, il sesso, e la provenienza geografica sono elementi di rischio. I giovani e le donne, innanzitutto, con lavori spesso instabili, prestazioni occasionali, lavoro nero, sono esposti alla povertà lavorativa, e la pandemia lo ha dimostrato. Per fare un esempio, nel 2020 il tasso di occupazione femminile è sceso dell’1,3% mentre quello maschile dello 0,7%. Allo stesso modo, se nel 2019 il 60,1% dei residenti stranieri risultava occupato, nel 2020 il 35% di questi ha perso il lavoro a causa della pandemia. Gli stranieri residenti in Italia rappresentano l’altra grande fascia di popolazione fortemente esposta alla povertà lavorativa.
Non è colpa della pandemia
Ma non diamo colpe al Covid-19. La pandemia ha solo acuito un problema che nel nostro paese era già esistente. Già nel 2019 infatti, la percentuale di lavoratori poveri in Italia superava ampiamente il 13%. Non avendo ancora gli ultimi dati mensili, possiamo solo intuire che i fatti più recenti, come guerra, inflazione, bollette, sicuramente non aiuteranno queste fasce di lavoratori.
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