
Se avessi scritto DAD qualche tempo fa gli anglofoni avrebbero pensato ad un ritardo sulla festa del papà, gli altri sarebbero rimasti interdetti, immaginando chissà correnti artistiche o movimenti culturali. Ora tutti noi invece non abbiamo dubbi, e pensiamo alla didattica e distanza. Si va bene la DAD, ma ancora qualche attimo. Lasciate che DAD per un cenno sia ancora papà. Mia figlia mi ha scritto una lettera (19 marzo n.d.a.). Mi ha chiesto di leggerla da solo, in disparte. Dire che mi sia commosso è poco. Ero praticamente liquido, e aereo, eppure ardente, fiamma e cristallo insieme. Lei è riuscita ad insegnarmi, in presenza e a distanza.
DAD, esiste da sempre
Il concetto di didattica a distanza esiste già da molti anni se inteso quale elettronico – i fasti della catodica formazione in TV, e poi digitale – ricordiamoci che quella dei bit è la terza non la quarta rivoluzione industriale, i favolosi anni ‘60 my friends. Se poi più correttamente ampliassimo lo sguardo all’analogica riproducibilità tecnica, prima ancora che a quella digitale, ci renderemmo conto che il concetto di didattica a distanza esiste già da qualche millennio, naturalmente dalla nascita della scrittura. E prima? C’era anche prima si. Nell’arte magica della memoria e del racconto, che non è da intendersi come mera mnemotecnica, ma come sussistenza simbolica ed esperenziale della cultura. E quindi l’insegnamento vissuto con l’aura della compresenza si amplifica, si media, innanzitutto attraverso l’immaginario, quello di ognuno di noi, che già Aristotele sancisce quale prima e fondante virtualità.
L’istruzione oggi
Certo abbiamo delle nuove potenzialità. Che dobbiamo rispettare, studiare, comprendere, praticare, ma non temere. Strumenti i cui effetti sono positivi o negativi solo in relazione a come vengono usati. Ma la DAD è totalmente riducibile alla sola videochiamata? La famigerata trasformazione digitale è davvero solo questo? Crediamo di no. Innovare è ravvivare con ciò che è nuovo, ma che al contempo valorizza l’essenza della tradizione. DAD deve essere qualcosa di più. Mettiamoci insieme. Mettiamo insieme i più meritevoli e rappresentati editori dei testi che i nostri figli già studiano a scuola, coinvolgiamo le università, parliamo con il ministero, rivolgiamoci alle più avvincenti aziende sul mercato, ma diamo una DAD attuale ai nostri ragazzi.
Come far funzionare la DAD
Immaginiamo. La rete succitata produce dei contenuti multimediali interattivi trasponendo i programmi didattici, dei videogiochi per l’apprendimento, di grande appeal nella user experience, e capaci di assolvere al carico informativo, con obiettivi di apprendimento, tracking e metriche ereditati dalla formazione a distanza. Non ci credete? Date un’occhiata che so a brilliant.org tanto per farvi un’idea veloce, ma potremmo parlare di molti altri progetti di ricerca-azione in atto in giro per il mondo. Il carico informativo viene dunque mitigato con soluzioni asincrone. Così alleggeriti gli educatori potrebbero dedicarsi a pochi, ma molto più partecipati momenti collegiali, di vero confronto insieme, dedicando il resto del tempo ad attività di coaching one to one o a microgruppi, massimizzando così il valore aggiunto di cui l’educatore è portatore – il dialogo, ovvero ascoltando e consigliando lo studente. Anche i genitori sarebbero sollevati da vincoli troppo stringenti e connessioni sovraccariche, insomma sarebbe tutto più agile, con grande beneficio per tutta la filiera, come gli ultimi decenni del management ci insegnano. Naturalmente il discorso è da specificare ulteriormente per i piccoli, che come sappiamo devono lavorare replicando dinamiche analogiche.
Ricordiamolo, la DAD è una necessità
Una precisazione. Adoro la compresenza fisica. E auspico come tutti noi un ritorno all’educazione in presenza. Ma questa non è una scelta. Si tratta invece di una necessità, e come sappiamo dobbiamo farne virtù. Magari approfittandone per comprendere le forme nuovissime di sostanze arcaiche, educandoci a quello che era e a quello che ancora ha da venire. Trovando, ancora una volta nell’educazione, il valore della trasmissione della cultura di fronte all’inesorabile scorrere del tempo.
Foto di Solen Feyissa su Unsplash