
La celebrazione del diploma di maturità o della laurea ha sempre rappresentato un passaggio importante nella vita di ciascuno di noi. La maturità la ricordano tutti, anche quelli che l’hanno vissuta 50 anni fa. La notte prima degli esami, gli scritti e gli orali, un traguardo importante che da sempre sancisce l’ingresso nella vita da persona adulta e matura, appunto. La laurea, anch’essa meta ambiziosa, viene associata al futuro e al mondo del lavoro.
Diploma e laurea nell’era del coronavirus
Le celebrazioni di diplomi e lauree in quest’era Covid sono state ovviamente ridimensionate e modificate, ma quasi mai cancellate. Proprio perché raggiungere questi obiettivi non significa solo concludere gli studi ma vuol dire anche entrare nel mondo degli adulti, diventare grandi, smettere di essere studenti e, di conseguenza, sentirsi già professionisti/lavoratori. Anche durante covid 19, tutte le scuole e le università, a proprio modo, hanno celebrato questo ingresso nella vita futura. Dagli eventi virtuali, alle auto che sfilano negli stadi americani fino ad arrivare all’uso di avatar che ricevono i diplomi. Tutto, o quasi tutto, è stato fatto nell’era del coronavirus per celebrare diplomi e lauree. Ma cosa accade se quel mondo per cui ti sei preparato non è più lo stesso? Ti senti in ansia, hai angoscia del futuro e forse, se avevi tanto atteso di laurearti, probabilmente ti domandi se non sarebbe stato meglio restare nei campus universitari, dove ti sentivi più protetto, come a casa.
Il mondo da costruire dopo Covid-19
Il coronavirus ha colpito tutti, e prima degli altri, ha avuto un impatto sui diplomati e laureati Covid, i “giovani Covid’. Ragazzi preparati per un mondo che ora non esiste più, e che dovranno ripensare tutto. Il mondo post Covid non sparirà una volta passato il virus. Dovremo cambiare il nostro modo di avere cura dell’ambiente, ripensare la maniera di viaggiare e valorizzare la sanità. Probabilmente sarà la fine del fast fashion, di quello shopping compulsivo che ha fatto nascere il desiderio di comprare prodotti nuovi ogni settimana, mese, anno, come se fossero beni di prima necessità. Spariranno uffici personali, sorgeranno nuovi spazi di co-working, capiremo il senso della condivisione, forse moriranno il senso del possesso e della proprietà privata, che invece caratterizzarono il dopoguerra, pensiamo al valore simbolico e tangibile che avevano l’acquisto dell’auto e della casa. E non ultimo, il rapporto con le macchine: saremo dominati o riusciremo a dominare la tecnologia?
Ora tocca a loro, i “giovani Covid” saranno capaci di cambiare il mondo?
Foto di Joshua Hoehne su Unsplash