
Si è parlato tanto di calcio, di riapertura delle discoteche, delle palestre, delle piscine e dei centri estivi. Ma che fine hanno fatto la scuola e l’università nel nostro paese?
Re-imagining education
Lo scorso martedì 9 giugno si è tenuta la tavola rotonda (rigorosamente da remoto) “Re-imagining education”, ripensare l’istruzione per forgiare il futuro. L’evento, organizzato dall’Istituto dell’imprenditoria della John Cabot University, da Teach for Italy e da noi di Osservatorio Cultura Lavoro, ha avuto lo scopo di esaminare il mondo dell’istruzione oggi, le sue debolezze e cosa si dovrebbe fare per recuperare il gap con l’Europa, esistente già prima della pandemia. Hanno partecipato alla tavola rotonda la moderatrice Silvia Pulino, direttore dell’Istituto per l’Imprenditorialità JCU e i relatori, Andrea Pastorelli CEO di Teach for Italy, Fabio Scognamiglio, amministratore di Value4You, Alessandro Valera, fondatore e co-direttore di Ashoka Italia, Alfonso Molina, fondatore e direttore scientifico di Fondazione Mondo Digitale e Antonella Salvatore, fondatrice di Osservatorio Cultura Lavoro. Il dibattito ha evidenziato innanzitutto le fragilità del sistema dell’istruzione nel nostro paese e come esse si siano aggravate dopo Covid-19. Il primo problema è relativo alla mancanza di una infrastruttura e di competenza tecnologica; l’Italia ha reagito alla prova della didattica a distanza soprattutto grazie alla buona volontà dei docenti ma le nostre falle sono state evidenti. L’ISTAT ha indicato che un terzo delle famiglie non ha un computer e moltissimi studenti non si sono mai collegati nei mesi di lockdown. Il coronavirus ha acuito le disuguaglianze tra famiglie più e meno abbienti hanno sottolineato i relatori. Tutto questo potrebbe portare ad un ulteriore peggioramento dell’abbandono scolastico in Italia, che ha un tasso medio del 14%, il più alto nell’area OCSE.
Un sistema scolastico fragile e con scarsi investimenti
Ma il modello scolastico-educativo italiano è fragile anche nella formazione ai formatori, e nella preparazione dei docenti; manca la formazione continua, ora più che mai necessaria per fronteggiare le sfide future. D’altronde, più volte il concetto è stato ribadito durante la tavola rotonda, gli investimenti italiani in istruzione restano i più bassi dell’area europea; siamo al misero 3,8% contro il 5% medio europea e il 7% media nord Europea. Il coronavirus ha anche contribuito a peggiorare la distanza tra mondo dell’istruzione e mondo del lavoro. Se prima di Covid-19 il percorso delle competenze trasversali e dell’orientamento era già debole, ora la crisi economica ci riporterà indietro di anni e allontanerà moltissimi studenti dal mondo aziendale/professionale. Non possono esistere crescita e futuro se non investiamo nella scuola e nell’università. Le nuove tecnologie, il rapporto uomo-macchina, la sostenibilità e il nuovo mondo post coronarivurs impongono una revisione dei percorsi di studi, un nuovo modo di fare aula e di lavorare, e richiedono che istruzione e mondo del lavoro collaborino. Serve un maggiore impegno sulle discipline STEM, e sul coinvolgimento delle bambine/ragazze in questi studi.
Per ricostruire il paese dovremmo puntare sugli investimenti per i più giovani e l’istruzione dovrebbe essere la protagonista, ma così non è ancora.
Foto di Ivan Aleksic su Unsplash
Condivido tutto. La situazione già difficile, è certamente peggiorata, ma sarebbe importante ripensare LA SCUOLA nel suo complesso , rivedere l ‘ organizzazione, destinare più fondi, e, soprattutto, cercare di diminuire le disuguaglianze stridenti tra i ragazzi. Viene solo sfiorato il problema dei Docenti… Certo, si parla di formazione… Ma qualcuno ha mai pensato che bisognerebbe parlare di CARRIERA dei DOCENTI ?