
Il mondo oggi è ancor più spaccato in due, tra chi è capace di cambiare e chi non lo è. Questi tempi non hanno fermato nulla, chi vede una discontinuità si limita all’abusato dito che punta e non guarda la luna. Al contrario tutto è stato accelerato. Tutto quello che deve cambiare, ovvero il processo di transizione alla quarta rivoluzione industriale, che era già profondamente iniziato. In questi scorci stridenti, di drammi da rispettare in silenzio, tra fiumi di parole a volte vane, è venuto fuori anche un fatto e un monito: non ci siamo mai fermati.
L’accelerazione e l’opportunità
Più o meno nello stesso periodo una serie di persone e organizzazioni in Italia e nel mondo, spontaneamente, si sono orientate su questo concetto e su questa pratica. Hanno intuito che in realtà dove molti vedono blocco c’è accelerazione, dove c’è cambiamento opportunità, e hanno messo in pratica, in parte inconsapevolmente. Hanno innanzitutto riacceso l’interruttore, riorientato l’atteggiamento, fortificato le credenze. Poi hanno dato seguito a comportamenti pratici. Mentre intanto creavano metafore di rinascita, e un nuovo linguaggio per realizzarle. Per ripartire bisogna attivarsi e convincersi della possibilità di riuscire. Ci sono storie eclatanti, eroismi disarmanti, brevetti folgoranti, di cui ringraziamo i fautori. E ci sono anche esempi alla portata di tutti noi. Alcuni hanno trasformato la necessità del controllo degli spazi e delle persone in un’opportunità per creare ambienti intelligenti e sostenibili. Altri costretti dalle chiusure hanno scoperto nuove nicchie di valore, stratificando la propria offerta in microesperienze, variando modi e tempi, raffinando il revenue management. Altri ancora, approfittando dell’obbligo della misurazione della temperatura, hanno creato assistenti intelligenti e contenuti interattivi. Molti hanno arricchito l’esperienza utente, cominciando finalmente uno sviluppo più armonico di digitale e fisico.
Cambiare, rinascere, riconvertire
Non ci siamo mai fermati, non c’è soluzione di continuità. Significa che in ogni caso affrontiamo le situazioni, che fondiamo la nostra vita su valori che sottendono il cangiante e lo agiscono, vuol dire che ci sforziamo di trasformare il dolore, che pure c’è, in consapevolezza. Tra le tante storie quella di un’associazione che studia l’‘intuizione’, nata per passione dall’iniziativa di intelligenze diverse. Per reagire intesse una serie di competenze – innovazione, advisoring, crisis management – dei partner produttivi, e avvia una piattaforma di aiuto reciproco e offerta integrata tra imprese. Ma soprattutto sperimenta positivamente un modello strategico di intervento, che in nuce recita: tutti devono cambiare, anche solo per adeguarsi ai nuovi obblighi; moltissimi possono riconvertire, almeno in parte, ovvero rimodulare alcuni asset. Per molti è bene trasformare, quindi variare la struttura e gli elementi; altri è opportuno che coraggiosamente rinascano, cominciando una nuova attività.
Più che la costrizione e la forzatura, anche se evidenti, viviamo intensamente del cambiamento la crescita. Perché inguaribilmente innamorati dell’educazione.
Foto di Paul Skorupskas su Unsplash