
Prima di Covid-19 oltre 9 milioni di italiani soffrivano di insonnia. Ora i numeri non sono chiari ma quel che è certo è che il coronavirus ha peggiorato la situazione, favorito l’ansia e la paura del futuro, facendo crescere insonnia e attacchi di panico. Nel pieno dell’emergenza sanitaria e del timore del virus, non dobbiamo dimenticare che tutto questo ha avuto e continuerà ad avere ancora a lungo un impatto sul nostro equilibrio psicologico.
La “Sindrome della capanna” e la paura del futuro
In queste settimane sono stati istituiti numeri verdi di sostegno psicologico per combattere l’ansia, la depressione e i disturbi del sonno della gran parte della popolazione. La Società Italiana di Psichiatria la chiama Sindrome della capanna, la paura di uscire e di tornare alla normalità, che sembra riguardare almeno un milione di italiani. Due mesi in cui, soggetti particolarmente predisposti ad ansia e depressione, si sono sentiti protetti e sicuri dentro casa e per i quali tornare al lavoro e uscire rappresenta una minaccia difficile da affrontare. Sindrome a parte, nella Fase 2 ci sono varie categorie di persone colpite da questo senso di angoscia e che hanno bisogno di protezione La prima, quella di chi ha affrontato direttamente l’emergenza, come personale medico, infermieri e operatori socio-sanitari. Costoro hanno disturbi di ansia e di sonno, ma rischiano anche la cosiddetta compassion fatigue, la perdita di compassione, sindrome tipica di chi lavora nelle emergenze e a contatto con chi soffre. La compassion fatigue rappresenta una forma di difesa che moltissimi operatori sviluppano per mettere distanza tra loro e la sofferenza con cui s i confrontano quotidianamente. La seconda categoria di individui è data da tutti quelli che si trovano in una condizione di disagio o di difficoltà, e rappresenta una fetta molto grande della popolazione.
Un problema che accomuna il mondo
Individui che hanno perso il lavoro, o che devono tornare al lavoro e che temono le ripercussioni dell’economia, Quelli che hanno il mutuo, che devono far crescere i figli, ma anche le generazioni più giovani che non sono ancora entrate nel mercato del lavoro e non sanno quando riusciranno ad entrarci. Ciascuno con il proprio fardello sulle spalle, tutti a combattere ansia ed insonnia. Gli esperti raccomandano alcune semplici regole, ad esempio avere una routine quotidiana, oppure fissare degli obiettivi semplici e chiari. Ma anche evitare di ascoltare troppi notiziari, in particolare la sera, e non fare attività stimolanti dopo cena, ma rilassarsi prima di andare a dormire. Più semplice a dirsi che a farsi e la situazione non pare migliore nel resto del mondo. La Cnn Health ci racconta che 75.000 americani sono a rischio suicidio o morte per overdose a causa della pandemia. Negli stessi USA, nel periodo da metà febbraio a metà marzo, si è registrato un aumento del 34% nella vendita di farmaci per combattere l’ansia. E dalla parte opposta, in Cina, studi rivelano che oltre un terzo del personale medico-sanitario coinvolto nella lotta al virus, soffre di insonnia e sono alte le possibilità che entri in depressione.
Nella fase 2 l’ansia rappresenta il nemico da combattere.
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