
Il Gender Gap, in italiano “divario di genere”, consiste nelle differenze che esistono tra uomini e donne, specialmente nei seguenti ambiti: economico, sociale, politico, intellettuale e culturale. Spesso le cause di questo divario sono radicate nelle fondamenta della nostra società: è noto che le donne sono state a lungo relegate a un ruolo meno decisionale e più operativo rispetto agli uomini. Le lotte femministe dei primi anni del ‘900 hanno permesso alle donne di ottenere tanti diritti che oggi riteniamo scontati. È solo nel 1919, infatti, che le donne Italiane hanno ottenuto il controllo sui loro possedimenti e l’accesso a posizioni legali. Solo un secolo fa, quindi, il genere femminile era nettamente sfavorito rispetto a quello maschile. Non c’è da stupirsi che le donne siano più colpite rispetto agli uomini nei momenti di pandemia. Tutte le categorie emarginate, infatti, come le persone con disabilità o più povere e la comunità LGBTQ+, risentono maggiormente, dal punto di vista socio-economico, degli effetti sfavorevoli dell’emergenza sanitaria. Gli aspetti che colpiscono maggiormente le donne, e rendono quindi più ampio lo spettro di diversità rispetto gli uomini sono principalmente due: la gestione della casa e dei figli e la perdita di lavoro dovuta all’occupazione di posizioni precarie o colpite dalla crisi sanitaria.
Gestione della casa e dei figli
Anche in assenza di una crisi o di una pandemia le donne si occupano di più della gestione della casa e dei figli rispetto ai loro partner. Secondo l’EIGE (European Institute for Gender Equality), anche prima della crisi, le donne europee si occupavano della loro casa e dei lavori domestici circa 13 ore in più rispetto agli uomini ogni settimana. Chiaramente, adesso, con i figli a casa e a volte la gestione di parenti anziani, il tempo che le donne dedicano alla vita domestica è nettamente aumentato. La situazione è sicuramente più complessa per le madri single, che non hanno alcun aiuto nella gestione della casa e dei figli. Le donne sono circa l’85% dei genitori single in Europa, e il 48% di loro è a rischio povertà o esclusione sociale, rispetto al 32% dei padri single. Considerando che la maggior parte delle lavoratrici sta svolgendo le proprie mansioni in smart working, e al contempo deve coordinare la gestione dei figli e della casa, possiamo affermare che la pandemia Covid-19 ha peggiorato nettamente la situazione di disparità.
Lavori precari o appartenenti a settori critici
L’EIGE stima che circa un quarto delle donne in tutta Europa ha un lavoro precario, rispetto al 15.1% degli uomini. La crisi economica causata dall’emergenza sanitaria del Coronavirus potrebbe quindi comportare la perdita di lavoro per tutte le donne che non hanno un contratto lavorativo stabile. La BBC mostra una ricerca condotta dall’Istituto per gli Studi Fiscali in UK, secondo la quale le donne inglesi sono più portate a lavorare in settori fortemente colpiti dalla pandemia, come quello del turismo e della vendita al dettaglio. Sono quindi le donne a rischiare maggiormente di perdere il lavoro.
Violenza Domestica
Le donne sono anche più soggette a episodi di violenza domestica: negli Stati Uniti ne subiscono il 200% in più rispetto ai loro partner. La BBC riporta che le segnalazioni di questi episodi sono aumentate a seguito della pandemia. In Francia, ad esempio, i casi sono cresciuti di un terzo solo nella prima settimana di lockdown. La situazione di disuguaglianza tra uomini e donne è sicuramente migliorata rispetto a un secolo fa. Tuttavia, la condizione di parità non è ancora stata raggiunta, e rischia di essere minata ulteriormente dall’emergenza sanitaria nella quale ci troviamo oggi. Occorre farsi carico del problema e riconoscere che lo svolgimento dello smart working da parte delle donne con figli è complesso, così come lo è la gestione della casa e di eventuali parenti anziani.
È il momento che i partner e il governo agiscano in modo tale da migliorare la condizione delle donne, ponendole effettivamente sullo stesso piano sociale ed economico degli uomini.
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