
È un periodo davvero strano. La nostra concentrazione è orientata quasi solo al momento presente. Pensiamo ai contagi, alla diffusione del virus, a chi non riesce a sconfiggerlo. Pensiamo a tutti coloro che sono in prima linea e che ci permettono di stare al sicuro, lottando ogni giorno e mettendo di fatto a rischio la loro vita. È anche per rispetto verso il loro lavoro, oltre che per la nostra sicurezza, che dobbiamo rimanere a casa.
Le imprese come nel dopoguerra?
Da imprenditori però, non possiamo non pensare anche al futuro, a quello che ci aspetterà appena potremo tornare alla nostra vita. Molti hanno paragonato il post-COVID-19 al dopoguerra, eppure non credo che sarà la stessa cosa. C’è una bella differenza tra le ripercussioni di una guerra e quelle di un virus. Il giorno dopo la fine della seconda guerra mondiale, tutti scesero in piazza a festeggiare, ad abbracciarsi, a ricominciare. Ma un virus porta con sé più incertezza della guerra. La paura del contagio ci accompagnerà ancora per un po’ e probabilmente non scenderemo in piazza così presto. Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, ha detto «fino a quando non sarà pronto il vaccino bisogna adottare le altre misure di protezione», quindi usciremo da questa situazione solo quando avremo un vaccino, e per questo ci vorrà tempo.
Possibili previsioni e scenari
Passata l’emergenza, anche la ripresa sarà una situazione del tutto nuova, mai affrontata prima. E allora, come è possibile fare previsioni? Le previsioni sono difficili e sbilanciarsi è pericoloso. Ognuno di noi però conosce il proprio mercato e deve necessariamente tentare una proiezione utile a pianificare una linea strategica. L’alternativa del resto, è andare a tentoni. Questa esigenza si avverte nell’aria, nelle chiacchierate con gli imprenditori. E allora, dobbiamo provarci. Non serve essere abili statisti per capire che l’immediato post-COVID-19 porterà con sé una contrazione generale dei mercati e, per quanto sia brutto dirlo, questo comporterà dei licenziamenti. Questo vuol dire che, perlomeno nel breve periodo, ci troveremo ad avere una domanda importante di lavoro che dovrà fare i conti con un’offerta ben più contenuta. Ma le famiglie devono andare avanti.
Il franchising come soluzione?
In molti si vedranno costretti a trovare delle alternative e in un paese come l’Italia, dove le piccole imprese sono una delle realtà più importanti, l’auto-impiego rappresenterà per tanti una scelta quasi obbligata. Ed ecco che il franchising può diventare una soluzione. Questo non vuol dire che il franchising vivrà un boom speculativo, anzi. È più probabile che dovrà affrontare una mutazione del proprio target che slitterà maggiormente verso l’apertura di imprese familiari. È possibile che vedremo un minor interesse da parte delle figure più imprenditoriali, ossia di chi avrà modo di fermarsi per capire da che parte soffia il vento. Ma, allo stesso tempo, potremmo avere un incremento di domanda da parte di chi dovrà muoversi per necessità; coloro che, non trovando un posto di lavoro, si troveranno costretto a “comprarlo”, affiliandosi ad un franchising.
La manovra “Cura Italia”
Per poter completare il quadro della situazione, però, dovremo aspettare il presunto aggiornamento della manovra “Cura Italia” che, per quanto si percepisce dai media, non si limiterà ai 25 miliardi stanziati, ma dovrebbe essere, si spera, ben più importante. Qualora fossero confermate le agevolazioni per l’accesso al credito, lo scenario che abbiamo ipotizzato avrebbe maggiori possibilità di concretizzarsi. Qualcosa però si è già mosso considerando che l’attuale D.L. autorizza l’Ente Nazionale per il Microcredito ad aumentare l’importo massimo finanziabile da 25.000€ (+ 10.000€ in post-apertura per alcuni settori) a 40.000€ (+10.000€), aprendo peraltro le porte anche al settore agricolo. Proviamo a immaginare una situazione tipo: se possiedo un piccolo capitale proprio e magari una eventuale liquidazione, il Microcredito potrebbe darmi lo slancio finale per raccogliere il budget necessario all’affiliazione in franchising e all’avvio della mia attività. Se da una parte questo ipotetico scenario può aiutare le aziende a delineare una nuova strategia di sviluppo, è altrettanto importante che, soprattutto in periodi simili, questa strategia non sia orientata totalmente al profitto.
Questo è il momento di strutturare e attuare proposte eticamente valide, concrete e sostenibili, perchè molti franchisor si ritroveranno letteralmente sulle spalle la responsabilità di intere famiglie. In questo periodo, in molti settori l’italia ha dato prova di essere un paese forte, unito e solidale. Noi che lavoriamo nel franchising possiamo fare poco nel presente, ma per molti potremmo rappresentare una delle migliori soluzioni per il futuro. Farlo bene, dipende solo da noi.
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