
Al riparo dal virus e chiusi dentro le nostre case, molti di noi si sarebbero aspettati una vita più tranquilla e più lenta. Ma imprenditori, impiegati, insegnanti, studenti trascorrono le ore davanti allo schermo di un pc, e la tecnologia viaggia veloce, troppo veloce. Sembra tutto persino più accelerato di quando si andava a lavoro e si stava in ufficio. Un’altra era. Sul posto di lavoro si parlava con i colleghi, si prendeva il caffè al bar e si facevano riunioni, a volte anche troppo lunghe rispetto al necessario. Il luogo di lavoro era posto di vitalità e incontro, ma ci si prendeva anche la pausa dal lavoro.
Il mondo virtuale corre veloce
Nell’epoca di covid-19 la sensazione di rallentare è solo apparente. Il virus ha imposto una accelerazione alla vita lavorativa degli individui: chi si ferma questa volta sembra davvero essere perduto per sempre. Se non usi Zoom, Microsoft teams o qualsiasi altra strumentazione sei fuori gioco; se non parli via social e non fai webinar ogni giorno non esisti come azienda e sei già fuori dal mercato. Un mondo virtuale, che si è trasferito online: un luogo dove tutti si incontrano e mostrano di esserci. E anche il mondo fisico, quello che si muove, fa fatica a stare fermo: ne sono la dimostrazione le migliaia di infrazioni commesse dal popolo italiano in questa epoca di quarantena.
Abbiamo più tempo, ma non stiamo rallentando
La quarantena ci fa avere più tempo a disposizione, ma questo non significa necessariamente aver deciso di rallentare. Al contrario, tutti fanno spesso riferimento al “sacrificio” di restare in casa, nessuno parla di “opportunità, di stare fermi e soli con noi stessi e con le nostre famiglie. Si parla della ripresa e di quando sarà possibile riprendere, ma nessuno si è mai realmente fermato. Siamo nati e cresciuti con l’idea che rallentare fa male; correre significa fare bene, produrre, essere efficienti. Ma a furia di correre siamo andati a sbattere, e bisogna fermarsi prima di rimettere la marcia e partire. La lentezza non esiste o esiste per pochi, forse per quei pochi per cui esisteva pure prima del coronavirus. Eppure ce lo ha ricordato anche Giosuè Prezioso nel suo ultimo articolo: l’ozio e la noia hanno spesso dato vita alla creatività. Ma non siamo un popolo abituato a rallentare, e forse neppure a stare fermo per pensare. Siamo estroversi, viviamo più fuori che dentro, abbiamo tempo ma non sempre lo usiamo bene.
Le soluzioni per rallentare
La lentezza della vita che scorre la conoscono bene gli amanti della lettura ma, poveri noi, non siamo un popolo di lettori. I dati dicono che solo 4 italiani su 10 hanno letto almeno un libro nel corso dell’anno. Le donne leggono più degli uomini, al nord si legge più che al sud ma, complessivamente, in Italia le librerie chiudono. Riuscirà il coronavirus a far risalire le vendite nel settore editoria? Impareremo a leggere e a rallentare? Un altro modo di praticare la lentezza è attraverso la meditazione. Va di moda meditare, e lo fanno in tanti, ma gli italiani non sono ancora un popolo avvezzo a queste pratiche per esplorare ciò che sta dentro. Tuttavia, nell’ottica dell’#iorestoacasa possiamo ritagliarci uno spazio tutto nostro, 15- 20 minuti al giorno, per concentrare l’attenzione sul presente e su quello che stiamo vivendo. Il qui e ora potrebbe aiutarci a prendere maggiore consapevolezza della vita. Ma anche la cucina e i pasti possono celebrare la lentezza. I dati ci dicono che non siamo un popolo casalingo; il tempo medio speso per cucinare è minimo, eppure preparare un pasto è un modo per rallentare e godersi il momento. Nessuno ci chiede di diventare cultori dello slow-food, ma prima di covid-19 quanti italiani pranzavano a casa durante la settimana?
Elogio della lentezza
Quanti di noi hanno detto “vorrei staccare dal lavoro e rallentare un po”. E ora, proprio ora che ne abbiamo la possibilità, non lo facciamo. Abbiamo tempo e dobbiamo prendercelo. “Non si sa mai bene dove si vada a finire quando si comincia a prendersi del tempo”. Così dice Bruno Contigiani ideatore della Giornata internazionale della lentezza, nel suo libro “Vivere con lentezza”. E allora lasciamo che il coronavirus ci insegni a rallentare.
Foto di Luigi Rocca da Pixabay