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Donne, voto insufficiente all’Italia

donne lavoro

di Antonella Salvatore

Nella settimana in cui si celebra l’8 marzo, non possiamo non parlare di donne.

Dove vivere nel mondo se si è donne

Il World Economic Forum ha recentemente indicato gli otto paesi migliori per la popolazione femminile, gli unici al mondo in cui le donne sono trattate e rispettate tanto quanto gli uomini. Intanto l’Islanda, considerato il paese migliore al mondo in cui vivere e lavorare se si è donne. Lo stato ha dato il voto alle donne nel 1915 e dal 2017 è legge la parità salariale, che impone alle aziende con più di 25 dipendenti la stessa retribuzione e la stessa qualifica a uomini e donne. In questo paese lavora il 79% della popolazione femminile, stiamo parlando di quasi 30 punti percentuali in più rispetto all’Italia. Molto resta ancora da fare, si stima che mediamente le donne guadagnino il 15% di meno degli uomini, ma la legge e i governi sono sicuramente molto proattivi.

La situazione italiana

Se l’Islanda rappresenta un posto in cui vivere, lo stesso non possiamo dire per l’Italia. Qual è realmente la situazione e quali sono i passi compiuti di recente per superare il gender gap nel nostro paese? Nel 2009 è stata promossa la legge contro lo stalking, inserita poi nel Codice Penale. Nel 2011 è stato varato il decreto per avere le quote rosa nei consigli di amministrazione per almeno tre mandati consecutivi. Nel 2013 si è previsto un aumento della pena in caso di violenza contro le donne. Tuttavia, queste misure legislative non hanno scoraggiato la discriminazione e la violenza nel nostro paese. I casi di donne morte per mano di mariti e compagni continuano a salire, così come la discriminazione sui posti di lavoro. L’Italia si trova al posto n.14 in Europa per la parità di genere, un indice pari al 63%, che significa 4,4% in meno rispetto alla media europea.

Donne e istruzione

Se guardiamo l’istruzione, il dato non sorprende: le donne italiane sono più istruite degli uomini. Abbiamo il 34% di laureate contro il 21,7% di laureati e il 63,8% di diplomate contro il 59,7%. Inoltre, l’abbandono scolastico femminile risulta inferiore: il 12,3% delle ragazze abbandona la scuola contro un 16,5% dei ragazzi (dati Openpolis 2018). Tuttavia, in ambito istruzione occorre dire che manca fortemente, così come nel resto del mondo, la presenza femminile nelle materie STEM. Ne abbiamo parlato recentemente: in generale, solo il 27% delle studentesse considererebbe una carriera in ambito STEM, si tratta di un problema culturale e di attitudine come possiamo vedere.

Donne e lavoro

Ma il problema delle donne è soprattutto una questione di disuguaglianza che riguarda innanzitutto il lavoro e le posizioni di potere. Il rapporto di Manageritalia ci dice che solo il 17,1% delle donne ha una posizione da dirigente; tuttavia, il dato interessante, e che mostra il cambiamento, è che le donne in posizioni manageriali sono cresciute del 32,7% dal 2008 al 2017, mentre per gli uomini c’è stato un declino del 10,2%. Nonostante questo miglioramento, il problema occupazionale femminile in Italia resta grave sia da un punto di vista di quantità che di qualità. Quantità innanzitutto, dato che appena poco più del 49% delle donne italiane ha un lavoro. Sono molte le donne con un contratto part-time. Il 18,7% delle donne in Italia dichiara di avere una occupazione part-time perché deve occuparsi della famiglia (figli o genitori anziani), contro l’1,2% degli uomini. Supera invece il 60% la percentuale delle donne che non trova lavoro full-time e deve accontentarsi di un lavoro a tempo parziale. Ma il problema è anche qualitativo. Nel caso del nostro paese, se facciamo riferimento alla popolazione femminile, spesso il lavoro part-time si traduce in under-employment, ossia lavori poco qualificanti, non adatti al titolo di studio conseguito, e mal retribuiti.

Diamo quindi un voto insufficiente all’Italia, paese “maschio-centrico”, che deve ripartire dalla scuola primaria per combattere un problema innanzitutto culturale.

Photo by CoWomen on Unsplash

OCL

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