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Terzo settore, competenze e sfide

terzo settore

di Antonella Salvatore

Il non profit in Italia

Quali sono i numeri del non profit in Italia e che tipo di competenze sono necessarie per intraprendere una carriera nel cosiddetto terzo settore? Se ne è parlato venerdì scorso, 14 febbraio, alla tavola rotonda “Love is in the Air” organizzata da Assif, Associazione Italiana Fundraiser. Tra le organizzazioni rappresentate Save the Children, Fondazione Telethon, J4good, BNL, John Cabot University e anche noi di Osservatorio Cultura Lavoro. Intanto, vediamo il rapporto che gli italiani hanno con il mondo del volontariato. Sfatiamo un mito, tanto per iniziare, dicendo che siamo al posto n.22 in Europa per volontariato organizzato e non. Solo l’11,2% della popolazione svolge volontariato attivamente, in organismi ed enti legalmente riconosciuti. La percentuale sale al 12% se ci riferiamo ai volontari che operano su iniziativa individuale.

Il valore del terzo settore in nord Europa

I nostri numeri sono tanto lontani da quelli del nord Europa. In Olanda il 40,3% della popolazione svolge volontariato in organizzazioni del terzo settore e la cifra supera l’82% se includiamo anche i volontari che operano su iniziativa propria. Le cifre di Finlandia e Svezia sono vicine a quelle olandesi, facendo intuire un fenomeno culturale dietro il mondo del non profit nord europeo. Risulta essere proprio culturale la ragione per cui il volontariato è così diffuso in nord Europa, così come anche nel mondo americano. Fin dalle scuole primarie queste popolazioni insegnano il senso del “give back to the community”, del restituire alla comunità, del fare qualcosa per l’altro. Lo stesso fatto che un paese preveda l’insegnamento dell’empatia ai bambini di soli 3, 4 e 5 anni (come fa la Danimarca) ci fa capire che il dare agli altri rappresenta una colonna portante della società di quel paese. Nelle scuole e nei programmi universitari nord europei il volontariato e il non profit rappresentano un aspetto importante della vita dello studente; l’atteggiamento nei confronti del terzo settore è sistemico e pianificato.

Lo sviluppo delle competenze

Al contrario, il sistema scolastico-educativo del nostro paese non prevede in alcun modo insegnamenti volti a far capire il grande valore che i volontari possono portare e il senso del restituire alla comunità. In poche parole, coloro che si avvicinano al mondo del volontariato in Italia conoscono già qualcuno che svolge attività di volontario oppure si tratta di persone che frequentano gli ambienti religiosi. Nonostante questo, occorre dire che i dati ISTAT rilevano una crescita del mondo non profit, sia nel numero di enti che nel numero di addetti. Dal 2001 al 2016, gli enti non profit sono cresciuti dal 5,8% al 7,8%, mentre da un punto di vista di addetti i numeri sono aumentati dal 4,8% al 6,9%. La crescita del terzo settore, anche se non raggiunge ancora i livelli europei, ci obbliga a pensare ad un altro punto importante: la formazione delle competenze. Partendo dalla domanda “fundraiser si nasce o si diventa?” tutti gli ospiti della tavola rotonda organizzata da Assif hanno concordato nel dire che per lavorare nel mondo del non profit servono competenze specifiche, non bastano il buon cuore e la volontà. In Italia prendono slancio le lauree e i master dedicati al mondo del volontariato e del terzo settore, tra i più popolari proprio quelli sulla progettazione e sul fundraising: il non profit fa crescere i propri profili professionali e le loro competenze.

Photo by ray sangga kusuma on Unsplash

OCL

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