
«Troppo spesso sottovalutiamo il potere di un sorriso, di una parola gentile, di un orecchio in ascolto, di un complimento sincero, o del più piccolo gesto di attenzione, che hanno tutti il potenziale di cambiare una vita». Aveva ragione Felice Leonardo – detto Leo – Buscaglia (1924 – 1998), compianto docente statunitense, educatore e autore di best sellers. Perché è proprio così.
Parole dimenticate
Cortesia, gentilezza, garbo, affabilità, correttezza, benevolenza, rispetto, sono parole al centro di una eccessiva teoria, ma – diciamo la verità – di poca pratica quotidiana; complici la fretta e la pressione degli orari, soprattutto nelle grandi città, e forse la perdita di alcuni semplici, ma fondamentali, valori. Domande numero uno e due: si può insegnare a essere disponibili e gentili? È possibile aiutare i bambini a imparare il linguaggio dell’empatia? Lo psicologo Daniel Goleman scrisse un libro 25 anni fa – era il 1995 – dal titolo “Intelligenza emotiva“, che ha dato il via a un seguitissimo filone letterario. Ma forse il testo non è ancora sufficientemente conosciuto nel nostro Paese.
Accade in Irlanda
In una scuola elementare di una cittadina di 4mila abitanti, per il terzo anno consecutivo non sono stati assegnati compiti a casa per il mese di dicembre. Niente temi, tabelline, date noiose e poesie da imparare a memoria. Nulla. Ai bambini, però, è stato chiesto di prodigarsi in atti di gentilezza. Almeno uno al giorno: verso i familiari, gli anziani, nei confronti della loro comunità, così da rendere migliore la giornata di qualcuno. Inoltre, i piccoli scolari hanno dovuto tenere un diario quotidiano delle loro buone azioni, firmato poi dai genitori. L’iniziativa, promossa dalla Gaelscoil Mhichíl Uí Choileáin, nella colorata cittadina di Clonakilty situata nel sud-ovest dell’Irlanda (Contea di Cork), vicino al mare, un luogo che d’estate si riempie di turisti, sta dando a quanto pare positivi frutti. Numerosi sono i commenti entusiasti sulla pagina Facebook della scuola. Così ora se ne comincia a parlare al di fuori dei confini irlandesi. Nel 2018 ai bimbi venne chiesto di documentare, assieme ai genitori, le piccole cose di cui erano grati nella loro vita. Per la cronaca, Clonakilty vanta pure un premio, seppur datato, per la «cittadina più pulita d’Irlanda», grazie soprattutto alla dedizione di ogni singolo abitante.
L’esempio grida
«Quando ti viene data la possibilità di scegliere se avere ragione o essere gentile, scegli di essere gentile», scrisse lo psicologo statunitense Wayne Walter Dyer, scomparso nel 2015. La cortesia è sicuramente una qualità da riscoprire. E da imparare da piccoli. In questo senso, non si riflette mai abbastanza sullo straordinario valore dell’esempio. I bambini guardano e ripetono i gesti dei genitori, «dei grandi», e osservano anche i loro coetanei. L’iniziativa della scuola irlandese stimola i piccoli studenti all’empatia, a mettersi, quindi, nei panni dell’altro e a comprenderne lo stato d’animo; ad aiutare, ad aprirsi, a condividere. E i genitori vengono coinvolti in questo processo. «L’esempio grida», si dice, si teorizza, ma si pratica poco.
La Giornata della gentilezza e la legge della giungla
Quando si pensa alla cortesia, la mente va a quello che accade nelle nostre città, sulle strade, dove vige la «legge della giungla». Proviamo a prestare attenzione, come se fossimo osservatori terzi, alle «paroline» che ci lanciamo durante la guida in auto, agli sgarbi e ai dispettucci, magari proprio quando accompagniamo i bimbi (che ci osservano e ci prendono ad esempio) a scuola. Ragioniamo al distillato di egoismo che riempie i nostri pensieri al volante (ma non solo), che qui traduciamo in maniera formale ed educata: «Passo io e non tu»; «Il mio tempo è più prezioso»; «Io ho fretta, ho cose più importanti da fare». Ebbene, la situazione sembra stia degenerando. Tanto è vero che un gesto gentile balza all’occhio, risulta strano. Chiunque lo abbia ricevuto, ne serberà memoria per la vita. Fuor di ironia, va detto che esiste una “Giornata della gentilezza”: si celebra a livello mondiale il 13 novembre, in ricorrenza con l’apertura della conferenza del “World Kindness Movement”, tenutasi in Giappone nel 1997.
È sempre meglio cominciare da piccoli
Nel mondo occupazionale, in costante e accelerato cambiamento, non esistono certezze sulle competenze da apprendere per acquisire una posizione lavorativa, perché quello che studi oggi può risultare anacronistico, anzi senz’altro lo sarà, fra pochi mesi o anni. L’unica sicurezza riguarda le soft skills, cioè le competenze trasversali, morbide, comportamentali. Il che, tradotto, significa soprattutto comprendere le ragioni dell’altro, saper lavorare e interagire in gruppo, concentrarsi sulle soluzioni e non sui problemi. L’importanza delle soft skills non è ancora conosciuta e valutata abbastanza dalle nostre parti. Bisognerebbe assumere maggiore consapevolezza di quanto siano fondamentali queste particolari competenze, e poi promuoverle presso le nuove generazioni. Perché, a essere gentili, è sempre meglio iniziare da piccoli.