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Mamma, ho creato un’azienda

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Intervista a Silvia Pulino, ideatrice di “KidsUp! Impresa per gioco”

di Leonida Valeri

Si chiama “KidsUp! Impresa per gioco” ed è un programma per insegnare ai bambini delle elementari a creare «baby aziende» divertendosi, approcciando i mondi dell’innovazione e dell’imprenditoria, e mettendo in gioco la creatività tipica dei più piccoli, che spesso i rigidi schemi didattici tendono a inibire. O a frenare, purtroppo. Silvia Pulino, docente di Economia aziendale e direttore dell’Istituto per l’imprenditorialità della John Cabot University – la più grande università americana in Italia, con sede a Roma – è l’ideatrice del programma, arrivato in finale al Global Junior Challenge di quest’anno, il concorso internazionale per i progetti più innovativi in ambito di formazione e istruzione.

In che modo è nata l’idea di KidsUp?

«Pensando a sviluppare qualcosa di nuovo, che facesse emergere il grande e sottovalutato spirito creativo dei bambini. Meno sono gli anni, infatti, più è evidente la freschezza delle idee. I bambini possiedono una speciale saggezza interna, non hanno timore delle sfide. Non considerano il fallimento come fanno i “grandi”, cioè uno stigma. Ho testato la mia idea da mamma, facendo giocare mio figlio con i suoi amici, e poi da docente. È molto stimolante lavorare con i giovani, perché si crea un rapporto di reciproco apprendimento. Il progetto, poi, ha assunto concretezza alla fine del 2016, con i bambini di 9 anni di una classe di 4ª elementare di Roma. I risultati sono stati entusiasmanti. E ora, piano piano, si sta espandendo».

Cosa prevede il programma?

«La metodologia è leggera e flessibile, facile da adottare. È rivolta ai giovani studenti di età compresa fra 8 e 10 anni, diciamo degli ultimi anni delle elementari. Vengono insegnati loro nozioni base, i concetti di domanda e offerta, l’impatto della concorrenza sui prezzi, il marketing, come funzionano le banche. Lo si fa coinvolgendoli, e con reciproco divertimento. Le lezioni, o meglio: gli incontri, si sviluppano partendo dalle loro domande, quindi dalla curiosità. “KidsUp! Impresa per gioco” può integrarsi con altri corsi già in essere, ad esempio con il laboratorio digitale, o quant’altro».

Come fanno i bambini a creare un’azienda?

«Giocando. Il programma è articolato in 10 ore, suddivise in 5 incontri. Il primo passo è quello di parlare dell’impresa, degli azionisti e dei relativi accordi. Si cerca il nome da dare. Nel secondo step si discute del prodotto e del suo sviluppo, mettendo al centro il cliente e identificando il potenziale settore di acquirenti. Il terzo step riguarda il marketing, l’indagine di mercato, lo storyboard. Il quarto, la prevendita presso i genitori, o gli adulti in genere. Il quinto e ultimo passo è quello di andare in produzione e presentare il prodotto».

Il feedback dei giovani studenti?

«I bambini si divertono molto, soprattutto nell’ultima fase. Ma, attenzione, voglio sottolineare un fatto importantissimo. Con questo programma i bambini cominciano ad acquisire le competenze morbide o trasversali, cioè le soft skills. Queste ultime si riveleranno fon-da-men-ta-li quando gli stessi giovani dovranno cercare e mantenere una posizione lavorativa. “KidsUp!”, infatti, spinge a operare in gruppo, a collaborare con responsabilità, a impegnarsi per risolvere i problemi, senza attendere qualcun altro che lo faccia al posto nostro, a esporre chiaramente, e argomentando, il proprio pensiero. E non solo. I bambini creano le loro piccole imprese sulla base di valori. Ad esempio, s’ingegnano in lavoretti per ricavare dei soldi – parliamo di piccolissime somme, per carità – da investire nel progetto. Poi, al termine, rientrano in possesso del capitale iniziale, e i profitti vengono donati a una causa. Quindi parliamo anche di impresa sociale».

Qualche esempio di azioni imprenditoriali?

«Ovviamente si tratta di cose semplici. Il programma funziona da ottobre a dicembre, così molte piccole imprese nascono per produrre oggetti che riguardano il Natale; articoli, ad esempio per la casa, o di tipo decorativo. Con una scuola che disponeva di un laboratorio digitale, i bambini hanno prodotto dei porta-smartphone plastic-free, nello specifico di legno lavorato, dimostrando maturità e spirito creativo».

Nel 2020 nasceranno tante, altre, baby imprese?

«A mio parere “KidsUp! Impresa per gioco” dovrebbe diventare strutturale, cioè materia d’insegnamento nelle elementari, piuttosto che un’attività extrascolastica. Assieme ai miei collaboratori, dedico il mio tempo senza alcun ritorno economico. Così, per ampliare ulteriormente il programma, effettueremo un’azione di fundraising. Nel frattempo, ci stiamo impegnando per formare i vari corpi docenti degli istituti interessati, in modo che possano procedere in maniera autonoma. Siamo fiduciosi e determinati. Anche grazie ai bambini: da essi s’impara moltissimo».

Photo credits: Silvia Pulino

OCL

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