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La rivoluzione dello sguardo

De Nittis pittura fotografia

di Gottardo Pallastrelli, avvocato, studioso dell’arte e della legislazione dei beni culturali

Chi era Giuseppe De Nittis

Tra il 1867 e il 1871 tre pittori italiani, Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis e Federico Zandomeneghi, seguiti, fra gli altri, dallo scultore Medardo Rosso, si trasferirono a Parigi. In quegli anni la capitale francese stava diventando il punto di riferimento di quel nuovo modo di fare pittura che cercava di guardare la realtà traducendola con immediatezza sulla tela. “Il signor De Nittis non è solo un impressionista, sebbene il suo occhio fotografico colga con una rapidità daguerriana l’impressione di una scena e di un paesaggio…I pittori che si ispirano solamente alla verità del loro periodo, come il signor De Nittis, sono certi, in effetti, di durare nel tempo. Essi lasciano ai posteri il testamento di tutta un’epoca, che è la vita oggi, la vita moderna, e che sarà domani il ricordo e la storia”.

La mostra “De Nittis e la rivoluzione dello sguardo”

Questa frase di Jules Claritie delinea perfettamente i temi che la mostra “De Nittis e la rivoluzione dello sguardo” (Palazzo dei Diamanti, Ferrara, fino al 13.4.2020), a cura di Maria Luisa Pacelli, Barbara Guidi e Hélène Pinet, vuole approfondire e i confini entro i quali si svolge la sua indagine. Nato a Barletta nel 1846, De Nittis fu inizialmente vicino alla corrente italiana del verismo. Questo lo portò a essere fra i fondatori di quella Scuola di Resìna il cui programma, dichiaratamente antiaccademico, era già allora orientato alla ricerca di una immediatezza della visione affine a quella dei macchiaioli. Prima di trasferirsi a Parigi De Nittis aveva già girato in modo insofferente per l’Italia. Fra Roma, Napoli, Venezia e Torino, non aveva però trovato l’ambiente adeguato per esprimere la sensibilità della propria ricerca pittorica che, grazie anche all’incontro con la sua futura moglie, Leontine Gruvelle, che ne influenzò in parte le scelte sociali e artistiche, non poteva che essere la capitale francese.

Pittura e fotografia

La mostra ferrarese insiste in modo elegante sul rapporto fra pittura e fotografia. Alterna, o almeno inserisce nel percorso delle opere esposte, un’ampia selezione di foto d’epoca. Fra queste, vale la pena segnalarne una di Alfred Stieglitz. Pone a confronto due dipinti appartenenti ad un tema molto amato da De Nittis: le corse dei cavalli. Lo studio completo de Le corse a Longchamp e Alle corse di Auteil, entrambi provenienti dalla Pinacoteca di Barletta, avvicinano lo sguardo del pittore italiano a quello di Edgar Degas sul medesimo tema. Proprio questo artista è forse quello al quale maggiormente sembra guardare De Nittis nel corso dei suoi anni parigini. Una foto dei fratelli Lumiere è poi posta a confronto con un dipinto di De Nittis. Quest’opera, pur avendo sullo sfondo il celebre panorama londinese avvolto nella nebbia visto dal ponte di Westminster, pone in primo piano, con un accento caro alla maniera verista, quel popolo di umili che animava le strade delle grandi città di fine ‘800.

Dipingere, ammirare, sognare

La moglie Leontine e il figlio Jacques sono infine i protagonisti di uno degli ultimi capolavori del pittore italiano, Colazione in giardino. I due sono ritratti seduti a tavola. “Inquadrati” dalla prospettiva del posto da poco lasciato vuoto che, verosimilmente, è quello dell’artista, con la sedia appena girata e il tovagliolo usato e ripiegato in un angolo. La scena, intima e borghese, non si limita a fissare sulla tela un attimo di vita quotidiana con una sapiente resa della luce e della prospettiva. L’istantaneità dell’immagine sembra piuttosto evidenziare l’inafferrabilità delle emozioni e dei sentimenti. Il dipinto diventa in questo modo quasi una sorta di testamento artistico del pittore. Egli morirà di lì a poco tempo e nei suoi taccuini scrisse: “E’ la vita per la quale son nato: dipingere, ammirare, sognare”.

Photo by Ankhesenamun 96 on Unsplash

OCL

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