
Rubrica di orientamento al lavoro di Antonella Salvatore
Stage curriculari, si o no?
A cosa servono gli stage curriculari? Se lo chiedono in molti. Spesso l’atteggiamento nei confronti dei tirocini curriculari, svolti cioè durante il percorso di studi, è piuttosto scettico. Studenti e famiglie credono spesso che un’esperienza di questo tipo sia solo “sfruttamento di manodopera”. In realtà, uno stage fatto bene, e nell’organizzazione giusta, si trasforma in un’esperienza formativa di indiscusso valore.
Perché fare uno stage mentre si studia?
Per imparare ad avere una relazione professionale con persone esterne che non sono né amici né familiari e capire molto semplicemente come funziona un ambiente di lavoro. Ma uno stage aiuta anche a comprendere come lavorano le persone, in che modo interagiscono in ambito professionale e come risolvono i problemi che di volta in volta si presentano. L’utilità dei tirocini curriculari non è soltanto legata allo sviluppo delle competenze tecniche quanto piuttosto a quello delle competenze trasversali e comportamentali. Fare uno stage non permette solo di mettere in pratica quanto appreso a scuola o in università. Consente soprattutto di imparare a leggere il contesto, a costruire la relazione con gli altri, a gestire i conflitti e le difficoltà che normalmente si presentano in ambito lavorativo.
Il valore dello stage
Negli USA, così come nel mondo nord europeo, tutti gli studenti fanno più esperienze di stage durante il proprio percorso di studi. In Italia l’esperienza di tirocinio curriculare dovrebbe essere un’occasione per tutti i ragazzi già dalle scuole superiori e diventare poi un’abitudine durante il percorso di studi universitari. Questo consentirebbe ai giovani di essere esposti al mondo del lavoro fin dalla scuola e li aiuterebbe nelle scelte di vita futura.
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