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Campania digitale

di Antonella Salvatore

Il Summit Campania Digitale

Lo scorso 26 settembre si è tenuto a Napoli, presso il Polo Universitario di San Giovanni a Teduccio, il Summit Campania Digitale, organizzato da The Innovation Group in collaborazione con la Regione Campania. Nello specifico, una delle tavole rotonde, a cui fra l’altro ho avuto il piacere di partecipare come direttore del Lavoro e dell’Alta formazione della John Cabot University, è stata dedicata al tema “La digitalizzazione come leva di promozione e sviluppo per i beni culturali e il turismo”. Ha aperto la sessione l’assessore allo Sviluppo e alla Promozione del Turismo della Regione Campania Corrado Matera. A seguire il direttore generale Rosanna Romano, che ha illustrato i risultati raggiunti nel settore. Dall’itinerario delle tre Certose (Napoli, Capri, Padula) alle oltre 47mila opere del Museo di Capodimonte, fino a Pompei: la Campania è seconda solo al Lazio per la vastità del patrimonio culturale.

Beni culturali e digitale: incontro tra umanistico e tecnologico

È importante che le università riescano a creare percorsi di studio che facciano incontrare l’umanistico con il tecnologico. Questo uno dei temi emersi nel dibattito con Paola Villani dell’università Suor Orsola Benincasa. Sylvain Bellenger, direttore del Museo di Capodimonte, ha evidenziato le sfide di un luogo di esposizione così vasto e ricco di opere, riguardo, soprattutto all’aspetto della digitalizzazione. E Bruno Frangipani, amministratore del Consorzio Glossa, ha spiegato da un punto di vista tecnico in che modo il privato supporta il pubblico. 

La valorizzazione del made in Italy

Al Summit Campania Digitale abbiamo raccontato quello che università, start-up e istituzioni locali hanno fatto e stanno facendo per digitalizzare il patrimonio locale, per renderlo soprattutto più fruibile e accessibile. Percorsi di studi che vedono l’incontro del mondo umanistico e di quello tecnologico. Ma anche start-up che consentono esperienze uniche e interazione con l’arte e le opere. E istituzioni pubbliche che lavorano con aziende private per valorizzare e promuovere il patrimonio locale. Nel dibattito si è parlato di made in Italy, che ovunque nel mondo è un brand riconosciuto. La nostra arte, la cultura, le tradizioni locali, l’enogastronomia sono tutti aspetti di uno stesso unico marchio di qualità: il made in Italy, appunto.

Marketing territoriale e destination management

Tuttavia, nel corso del Summit si è anche ribadito che il turismo italiano deve ancora compiere molti passi verso il futuro. L’industria turistica e i suoi sbocchi occupazionali crescono, soprattutto per i giovani. Ma l’Italia ha bisogno di creare nuovi percorsi formativi nelle scuole e nelle università. Occorre sviluppare il marketing territoriale così come il destination management ma anche l’applicazione delle nuove tecnologie a musei, siti e opere d’arte. Dai videogame alla realtà aumentata e virtuale fino all’utilizzo delle app. Quello che sta cambiando è il modo di fruizione da parte di turisti e viaggiatori che ricercano sempre più un turismo esperenziale e unico. Sono numerosi i casi di digitalizzazione e tanti gli esempi virtuosi di musei e paesi che hanno innovato, ma abbiamo ancora molto da fare. Sono necessarie la valorizzazione e promozione di un patrimonio che resta unico al mondo e che potrebbe essere il primo motore dell’economia italiana.

Photo credits Maria Plateo

OCL

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