
Dato che “ogni scarrafone è bell’a mamma soja”, i genitori di tutto il mondo postano su internet le foto e i video dei propri figli. Immagini sui social media del primo bagnetto, di bambini mentre dormono, parlano, giocano: ogni occasione è buona per rafforzare l’orgoglio genitoriale. Si chiama sharenting, (unione delle due parole sharing e parenting) la mania dei genitori di condividere, soprattutto su Facebook e Instagram, ogni momento della vita dei propri figli.
Psicologia: genitori a rischio sharenting
L’allarme è stato già lanciato in America. In alcuni casi i genitori sono stati accusati di sfruttare le immagini dei propri figli per ottenere più like e visualizzazioni. In Gran Bretagna uno studio stima che mediamente un genitore arrivi a postare fino a 1500 foto nei primi cinque anni di vita del proprio figlio. Solo genitori orgogliosi della propria prole? Oppure adulti dipendenti dalla tecnologia e colpiti da narcisismo? Individui che sperano di avere più follower, di ricevere consensi mettendo le foto dei figli e dimenticando completamente gli interessi e i diritti dei minori? Madri stressate che traggono soddisfazione da Facebook ogni volta che qualcuno commenta positivamente? Ebbene pare sia proprio così, a giudicare dai sondaggi e dagli studi di psicologia. Molti psicoterapeuti dicono che si tratta di genitori fuori controllo, narcisi e, cosa ancora più grave, senza alcuna considerazione per la privacy e gli interessi dei propri pargoli.
La violazione della privacy e dei diritti dei minori
Infatti, il primo rischio dello sharenting è la violazione della privacy: internet non dimentica, quelle foto e quei video di bimbi e adolescenti, resteranno per sempre. La mancanza di privacy espone i minori in modo inimmaginabile, primo fra tutti alla pedofilia. Ma questi genitori troppo social consentono anche alle aziende di “profilare” un nuovo segmento di mercato e di raccogliere dati interessanti. Il “grande fratello” internet ha modo di capire e seguire l’evoluzione dei gusti e degli interessi di genitori e figli. Come se non bastasse, gli adulti insegnano la “non privacy”, al punto che intere generazioni oramai forniscono dati sensibili e informazioni senza alcuna preoccupazione.
Genitori troppo social per gli adolescenti
Nel caso degli adolescenti invece, lo sharenting crea imbarazzo e frustrazione. Molto spesso l’identità online che il giovane cerca di costruirsi da solo differisce completamente dall’immagine che ne dà il genitore. L’età dell’adolescenza è molto delicata: per i giovani è importante il consenso del gruppo e degli amici. Al contrario, i genitori “guastafeste” possono dare una identità al figlio completamente diversa da quella voluta o ricercata dallo stesso ragazzo.
Se lo sharenting dilaga tra la gente comune, al contrario, i guru della tecnologia e gli stessi inventori dei social media si guardano bene dal pubblicare qualcosa sui propri figli e la propria famiglia. Non solo, questi VIP controllano in che modo, e per quanto tempo, i propri ragazzi usano la tecnologia per evitare ogni forma di dipendenza.