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La scuola del futuro

di Antonella Salvatore

Come sarà la scuola del futuro?
Quali caratteristiche avrà?

Quello che oggi sappiamo per certo è che la scuola italiana necessita sempre più di un profondo rinnovamento, serve un cambiamento importante.

La vecchia scuola italiana

Una scuola dai vecchi contenuti, in cui si lascia troppo spazio a materie ed argomenti che stimolano i ragazzi sempre meno.
Tante materie interessanti che forse andrebbero studiate diversamente e che difficilmente avranno una applicazione nei lavori del futuro.
Mancano poi contenuti relativi allo sviluppo delle competenze trasversali dell’individuo.

Un altro grande limite della scuola attuale è dato, in moltissimi casi, dalla metodologia di insegnamento.

Nella grande maggioranza delle scuole italiane il metodo di insegnamento prevede la standardizzazione: esami, voti, interrogazioni, impara e ripeti.
Tutti gli studenti, non importa le loro caratteristiche psico-attitudinali, studiano nello stesso modo e sono valutati nello stesso modo.

Quanti studenti italiani sanno a memoria le date ed i fatti delle guerre puniche, e molto poco di informatica, inglese o anche semplicemente educazione civica?
Quanti studenti italiani ricordano a memoria ogni singola parola di una poesia ma molto poco del suo significato?

Ma la scuola italiana va riformata anche nella sua struttura fisica, nei suoi edifici.

Non mi riferisco alla messa in sicurezza delle scuole, che ovviamente deve essere fatta, neppure a parlarne.
Mi riferisco al fatto che la gran parte delle scuole italiane ha stanza tristi, arredi poco funzionali, spesso poca tecnologia.

Come si fa a pensare, lavorare, sognare e progettare il futuro in ambienti fatiscenti e vecchi?

Sono tante le teorie che dicono che un ambiente colorato, moderno, funzionale, bello per gli occhi, influisce positivamente sull’umore, sulla motivazione e sulla produttività degli individui.
I materiali ed i colori possono essere usati semplicemente per generare emozioni.

Quali emozioni suscita un edificio fatiscente in uno studente? Quale senso di appartenenza può creare una scuola triste, senza strumenti, senza colori, senza tecnologia?

Non stupiamoci se continua a salire la dispersione scolastica.

E allora come deve essere la scuola del futuro?

Le scuole più innovative al mondo

Come quella finlandese che consente ai ragazzi di non avere esami e valutazioni e di passare il tempo a costruire relazioni con gli altri studenti e a risolvere problemi?

O come la scuola Innova del Peru, altamente innovativa e pronta a mettere al primo posto le tecnologie?

Oppure la scuola di Providence a Rhode Island, negli USA, che mette i bambini alla prova con le loro passioni, per abituarli a conoscersi e a saper scegliere il proprio lavoro?

O infine come il liceo classico a Copenaghen il cui edificio è dato da un unico grande cubo di vetro che ospita oltre 1.000 studenti? Un cubo trasparente affinché tutti possano ricordare ogni giorno di essere parte di un mondo-sistema più grande.

Le caratteristiche della scuola del futuro

Difficile dire quale tra queste sia la migliore scuola del futuro.
Tuttavia, in tutti i casi citati ricorrono tre elementi fondamentali.

Intanto, strutture all’avanguardia, ampie, piene di luce, ambienti gradevoli e colorati con arredi estremamente funzionali.

A seguire la tecnologia, e strumenti innovativi, che permettono ai ragazzi di prendere confidenza con il futuro e di capire cosa significa robot, tecnologia, macchine, intelligenza artificiale e molto altro.

Ma, soprattutto, la customizzazione e l’attenzione nei confronti della persona.

Nelle scuole innovative non ci sono percorsi standardizzati imposti da un ministero per milioni di persone.
Nelle scuole innovative si pone l’attenzione sugli individui e sulla loro unicità; si valorizzano le caratteristiche personali, si cercano percorsi e soluzioni per tutti gli studenti.

Nella scuola del futuro non esistono studenti migliori o peggiori: gli studenti sono solo diversi gli uni dagli altri.

Nella scuola del futuro si insegna a saper essere e a saper trovare la propria strada.

Photo by Lee Ferrell on Unsplash

OCL

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