
Convergenze ed opportunità
Smarcati i paradossi che ci hanno ampliato la vista e gli orizzonti, torniamo ai nostri passi più imminenti e, orientandoci al saper fare, attrezziamoci di validi strumenti.
Cosa mette in relazione le richiestissime soft skills con le ancor più ricercate nuovissime tecnologie?
Intanto annotiamo ed evidenziamo, perchè sono due ambiti rispetto ai quali i trend sono molto positivi e le previsioni più che rosee, quindi dove il lavoro non manca e sicuramente non mancherà. Ora torniamo alla domanda su cosa mette in relazione le competenze trasversali con le tecnologie. Non troppo possiamo affermare con esaustività, ma ciò che invece è certo è che per queste competenze, ‘ritenute essenziali per trasformare una conoscenza in comportamento’, è fondante il valore dell’esperienza.
Senza esperienza non ci può essere conoscenza, la sola acquisizione di informazioni, pur consapevole, non basta.
Qui l’importante snodo: bisogna fare esperienza, l’esperienza è necessaria e la sua valorizzazione da parte dell’individuo cruciale. Ma l’esperienza reale, insostituibile per l’aura della compresenza, ha naturalmente dei vincoli: possibilità limitate, obbligo di contiguità spazio-temporale, scarsa scalabilità, elevati effort e costi, rischi nelle simulazioni.
L’esperienza generata dalle nuove tecnologie
Con le nuove tecnologie possiamo generare applicazioni esperienziali, immersive e iperrealistiche, in particolare integrando mixed reality – realtà aumentata e virtuale, e intelligenza artificiale. Queste soluzioni sono molto potenti.Intanto, attivano esperienze e misurano risposte comportamentali, non chiedono ‘come ci comporteremmo se’, ma verificano il nostro effettivo comportamento nella situazione specifica. Grazie all’intelligenza artificiale, ai contesti adattivi ed agli oggetti interattivi, consentono un numero potenzialmente infinito di combinazioni possibili. Possiamo confrontarci con una enorme quantità di variabili e varianti, e ciò naturalmente non è possibile nella realtà. Realtà aumentata e virtuale e intelligenza artificiale godono di un altissimo livello di iconicità; in altre parole sono molto vicine all’esperienza reale in termini di percezione, e vi si stanno approssimando sempre di più. Sono naturalmente facilmente scalabili ed internazionalizzabili ed ottimizzano effort, tempi e costi, massimizzano la sicurezza. Non ultimo, permettono di creare accadimenti che non sono fattibili o sostenibili nel mondo reale, come situazioni pericolose, momenti di crisi o emergenza, contesti invivibili, o semplicemente mondi immaginari. Queste soluzioni si installano nel paradigma edutainment-gamification, con esperienza utente e sistema di gioco che diventano il centro di ogni progetto. Si fondano su trame non lineari e architetture complesse, scelte e timeline multiple, ambienti che cambiano in relazione al comportamento degli utenti, contenuti animati o personificati che reagiscono alle azioni dei partecipanti.Possono addirittura svilupparsi in sistemi cyberfisici, che uniscono strati reali, virtuali e immaginativi, creando reti complesse – Internet of people and things – con persone, territori, oggetti, computer, macchine e dati.Grazie a macchine e deep learning queste piattaforme possono apprendere ed evolversi costantemente nel dialogo col mondo reale, utilizzando interfacce conversazionali dinamiche e raffinando incessantemente l’analisi dei risultati, le relazioni tra le variabili e finanche la metodologia.
Quali sono gli ambiti di applicazione di queste tecnologie?
Queste soluzioni sono molto richieste in diversi ambiti: risorse umane, formazione, training, maintenance, management, scienza e cultura, fino al marketing e alla comunicazione. Ma per immaginare e realizzare applicazioni del genere servono intelligenze razionalmente ed emotivamente molto raffinate.Intelligenze equipaggiate di specifiche competenze verticali, ma anche dotate di intuizione ed apertura mentale quindi, nemmeno a dirlo, di un ampio e robusto set di competenze trasversali.
Persone in grado di ideare, progettare e valorizzare esperienze.
Come potremmo altrimenti formare complex problem solving, pensiero critico, creatività, ovvero quelle che il World Economic Forum ritiene le tre competenze più importanti nel mondo del lavoro del 2020?