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La scuola che vorrei

L’intervista alla Preside Maria URSO, del Liceo Dante di Roma

D. L’Italia, la società moderna in generale, attraversa un momento difficile, che vede una importante perdita di valori ed un conseguente declino culturale educativo. Che ruolo può (e deve) avere la scuola a suo avviso?

R. La scuola come istituzione primaria deve garantire una uguaglianza sostanziale attraverso l’istruzione, facendo in modo che la diversità di status non determini esclusione sociale.

La nostra società si va caratterizzando per la presenza crescente di interessi diffusi che polverizzano quelli legittimi, peraltro, la Convenzione di Nizza sottolinea che non esistono modelli educativi aprioristici, pur tuttavia “ libertà, uguaglianza, fratellanza”, valori costituzionalmente acclarati e affermati in età moderna dal liberalismo, oggi sembrano essere enunciati di principio, piuttosto che condizione imprescindibile della natura umana.

Una scuola inclusiva che garantisca uguaglianza

Una scuola inclusiva dovrebbe fungere da volano sociale, ma come sappiamo dai dati ISTAT la dispersione scolastica ha tassi significativi nelle aree del meridione d’Italia ed è in crescita tra i ceti meno abbienti.

Infine, sarebbe auspicabile dare un impulso alla rappresentanza degli organi collegiali della scuola per garantire una ampia partecipazione della società civile come fu negli anni settanta e novanta con la riforma Mattarella.

D. Le risorse per la scuola non sono molte, eppure lei è stata in grado di creare un ciclo virtuoso ed offrire servizi aggiuntivi agli studenti utilizzando gli introiti delle macchinette di caffè e snack. Ci racconta di questa decisione?

R. Certamente le risorse per la scuola non sono molte, a fronte di una spesa pubblica di comparto crescente.

Utilizzare le risorse per creare cicli virtuosi

Da qui abbiamo dato impulso ad un circolo virtuoso che vede attori istituzionali come i Consorzi universitari, in altre parole un sistema integrato con progettualità condivisa.

Il lettorato che abbiamo attivato presso il liceo Dante ha la peculiarità di rispondere alle esigenze, non solo del mercato flessibile del lavoro ma più in generale ai curricula dei ragazzi in una realtà global-local.

Il contributo dei gestori dei distributori automatici è stato inserito in bilancio per il nostro lettorato e ciò ha consentito di non chiedere contributi extra alle famiglie, attivando un circolo virtuoso tra giovani ricercatori di settore e l’Università John Cabot.

D. Quali sono state le reazioni di docenti e famiglie alla sua decisione?

R. Proprio in virtù della collaborazione dei nostri docenti di lingua e civiltà inglese, in particolare la prof.ssa Mummolo, con la John Cabot University è stato possibile attuare questo circolo virtuoso.

Inoltre, il dipartimento di lingua e civiltà inglese, avendo monitorato esperienze con altre organizzazioni accreditate dal MIUR, ha evidenziato step da armonizzare come sta avvenendo nell’anno in corso, in sinergia con i consigli di classe e le rappresentanze delle famiglie e degli studenti.

La scuola per capire che lo Stato siamo noi

D. In Italia ci sono ottime scuole, ma ci sono anche tante scuole abbandonate al loro destino, con presidi e docenti che in parte “si sono arresi” al declino del paese. Quali consigli si sente di dare?

R. Dobbiamo ritrovare la speranza nel futuro, solo una società civile che non annulla le differenze e ha una visuale prospettica e critica può proiettarsi nel futuro.

Lo Stato non è un ente organico siamo tutti noi che dobbiamo dare senso e significato a parole come “ persona, comunità, società civile”.

OCL

2 thoughts on “La scuola che vorrei

    1. Grazie del suo commento. Siamo assolutamente d’accordo, servono progetti come questo! Il team di Osservatorio Cultura Lavoro

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