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Risale la dispersione scolastica

di Antonella Salvatore

Uno dei problemi più gravi del nostro paese, e di cui si parla molto poco, è quello della dispersione scolastica.

Cos’è la dispersione scolastica?

Secondo il rapporto ASviS, il l’Italia ha ancora il più alto tasso di dispersione scolastica dell’area OCSE, tasso pari al 14%. Questo risultato è ancora lontano dall’obiettivo 2020 dell’Europa, che prevede una dispersione massima al 10%. Il problema della dispersione scolastica non riguarda più solo gli studenti delle scuole del sud Italia ma anche quelli del centro nord. Appartengono al mondo della dispersione scolastica gli studenti che fanno continue assenze, quelli che vengono bocciati e che poi abbandonano gli studi, quelli che semplicemente non pensano di farcela e lasciano perdere perché nessuno in famiglia li incoraggia.

Chi riguarda?

La dispersione scolastica riguarda già gli asili e le scuole elementari. Bambini che non frequentano perché vivono in aree disagiate oppure perché per i genitori è troppo complesso accompagnarli dato che sono impiegati magari a rimediare un tozzo di pane. Ci sono poi i ragazzi che si perdono nella droga e nella criminalità e che provengono da famiglie problematiche. Ma i dati indicano che sempre più spesso abbandonano la scuola anche ragazzi di famiglie “bene”, ragazzi annoiati, a cui le famiglie permettono troppo, studenti che smettono di frequentare e che vengono poi bocciati. Infine, ci sono gli studenti universitari: la stima ultima dell’OCSE è che solo uno sue due, terminati gli studi della scuola secondaria, si iscrive all’università.

Siamo penultimi nell’area OCSE per numero di laureati: il 16, 7% delle persone tra i 24 ed i 64 anni si laurea, la quota sale al 26% per gli adulti tra i 30 ed i 34 anni.

Di chi sono le responsabilità?

Qualcuno dice che è colpa dei ragazzi, qualcun altro dice che la responsabilità è delle famiglie. Altri ancora parlano di una scuola vecchia e di programmi didattici obsoleti che non riescono più ad attirare i giovani. Forse la verità è tutte queste cose insieme. Ma resta il problema.

A dicembre 2018 l’ISTAT indica che il tasso di dispersione scolastica ha ripreso a crescere, invece di ridursi.

Questo significa che torna a salire la sfiducia nei confronti della scuola, dell’università, della formazione; questo vuol dire che lo stato di immobilità in cui versa il paese frena molti giovani. In fondo, come fanno i giovani a credere nell’istruzione se gli investimenti da destinare all’istruzione si sono ridotti nel corso degli anni? Lo dice l’OCSE, siamo tra i paesi che spendono meno in istruzione.

Come possiamo chiedere ai ragazzi di investire nella scuola se il sistema paese per primo non ci investe?

OCL

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