
Antonella Salvatore
La giornata del 25 novembre è stata riconosciuta giornata internazionale della violenza contro le donne. Una data in cui si ricorda il brutale assassinio delle tre sorelle Mirabal in Messico nel 1960, uccise all’epoca dalla polizia.
Il problema della violenza sulle donne è un problema mondiale, non solo italiano.
Diamo un’occhiata intanto ai numeri del nostro paese:
- 107 donne morte ammazzate nel 2018 (alla data odierna)
- 123 donne morte ammazzate nel 2017
- 49.152 donne nel 2017 si sono rivolte ai centri anti- violenza
- 2.241 denunce per stupro nei primi 6 mesi del 2018, mediamente una denuncia ogni 2 ore. Gli stupratori di tutte le nazionalità: 1.638 italiani, 173 rumeni, 140 marocchini, 62 nigeriani, 50 albanesi, ecc.
- In caso di femminicidio, l’ 80% dei criminali sono mariti o compagni delle vittime oppure ex.
- Secondo l’ISTAT, oltre 8,8 milioni, hanno subìto molestie sessuali sul posto di lavoro (anni 2015-2016)
L’EIGE, l’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere, ci mostra il cosiddetto indice di uguaglianza di genere. Questo indice serve a misurare la disparità di trattamento tra uomini e donne, e consente di capire l’effettiva condizione delle donne in ciascun paese, grazie a specifici parametri.
Nel 2017, l’EIGE ci ha collocati al posto n.14 in Europa, con un indice di uguaglianza di genere pari a 62,1 (la Svezia, che è prima, ha un indice che supera quota 82).
Tra questi parametri, la conoscenza sta ad indicare innanzitutto l’accesso all’istruzione. In Europa ed in Italia le donne studiano più degli uomini, ma sembrano minori le possibilità di fare formazione continua e, in generale, minori le opportunità di apprendimento. Anche se la violenza sulle donne riguarda tutte le classi sociali, l’ignoranza è sicuramente un terreno fertile.
Il lavoro. Si studia la facilità di accesso al mercato del lavoro, le condizioni salariali (EqualPayDay) e di trattamento che le donne hanno in ciascun paese rispetto agli uomini.
Il potere, ossia il numero di donne con potere politico, economico, sociale, il loro impatto sulla società, la loro capacità di influire (lo studio dell’EIGE mostra l’indice dell’Italia al solo 18,6).
Il denaro, le risorse finanziarie a disposizione delle donne e degli uomini. Non a caso, molte donne vittime di violenza dipendono economicamente dall’uomo; un primo passo per l’emancipazione è aiutarle ad avere la propria indipendenza economica.
Il tempo, che indica non solo il tempo da dedicare al lavoro, ma anche il tempo per altre attività di natura sociale e culturale. Nel confronto con gli uomini, le donne, causa i molteplici impegni di famiglia, hanno solitamente meno tempo disponibile per se stesse e per i propri hobby.
La salute, le possibilità di accesso alle strutture sanitarie, i tempi di cura: è vero che le donne vivono più a lungo, ma spesso tendono a curarsi meno, o con ritardo, perché danno priorità agli altri membri della famiglia.
L’indice di genere ha poi due sotto-parametri che sono la violenza e le disuguaglianze intersezionali.
In tutta Europa, l’indice mostra che 9 su 10 sono casi di violenza di uomini verso donne. Per le disuguaglianze tra i gruppi, le donne restano le prime vittime, non importa il gruppo di appartenenza, l’etnia o la fascia di età.