
L’intervista a Fabio Scognamiglio, partner di yourCFO
Ci sono professioni che aiutano le aziende a crescere, o ad affrontare i momenti difficili quando la crescita porta momenti di discontinuità o di instabilità. Una di queste professioni è quella del CFO (Chief Financial Officer).
Ce ne parla Fabio Scognamiglio, partner di YourCFO, la prima società di Fractional Executive e managing partner di yourCFO Academy, che eroga corsi di finanza.
Il passaggio da manager di un grande gruppo a consulente-imprenditore, partner del network yourCFO: quali consigli possiamo dare a chi è interessato ad una propria attività e non ha il coraggio di avviarla?
Nel mio lavoro quotidiano incontro tante persone, sia ragazzi, che trovo in aula, alle job fair o magari con cui mi capita di fare quattro chiacchiere sul treno da Roma a Milano, sia professionisti, top manager, imprenditori, con cui mi interfaccio quotidianamente, e ritrovo due tipologie cui si possono ricondurre quasi tutti: coloro che leggono il presente con gli occhi del passato e coloro che sono in grado di interpretare correttamente la realtà che stiamo vivendo. Ai primi, tra i quali ci sono anche persone interessate a diventare consulente/imprenditore, dico che dovrebbero avere la consapevolezza che oggi non esistono le certezze assolute, un C-level (direttore di funzione, responsabile di un’unità organizzativa) che lavora per un’azienda “a tempo indeterminato” è un temporary inconsapevole, per di più a rischio di tagli del personale spesso decisi da persone molto al di sopra della sua testa. Capisco che possa sembrare contro-intuitivo, ma oggi il temporary è più sicuro di lavorare anche l’anno successivo, se ha lavorato bene e ha portato valore all’azienda che lo ha ingaggiato. Migrare da una forma permanente ad una temporanea, a parer mio, è una necessità per allenarsi al futuro, che vale sia per gli attuali manager e direttori, ma a maggior ragione per i ragazzi.
Il termine finanza spaventa spesso i non addetti ai lavori, ed anche molti giovani interessati all’argomento. Possiamo dire che il CFO e’ una figura ibrida, che coniuga gli aspetti gestionali con quelli finanziari?
Il CFO di vecchia generazione era una figura molto tecnica (in realtà dovrei dire è, perché ce ne sono ancora diversi), poco avvezzo all’interazione con i colleghi e ancor meno con interlocutori esterni all’azienda, e molto propenso a dire “no” e “non si può fare”. Il CFO moderno deve avere solide competenze tecniche ma nel mondo in cui viviamo le competenze si aggiornano spesso ed evolvono anno su anno – da qui l’enorme importanza della formazione continua per essere sempre al passo dei tempi. Ma ciò che fa veramente la differenza è avere la capacità e l’attitudine di essere un business partner per l’imprenditore/CEO, trovando il modo ed i canali per finanziare lo sviluppo del business tenendolo in sicurezza.
Si parla sempre più spesso di crescita sostenibile anche nelle attività finanziarie. In questo caso, quali consigli possiamo dare alle PMI del nostro paese?
Le PMI italiane sono un motore propulsivo straordinario della nostra economia, a mio giudizio chi fa impresa in Italia è da considerare un eroe, data la difficoltà di operare in un contesto che dal punto di vista fiscale e burocratico di certo non aiuta le piccole imprese. Detto questo però bisogna rilevare anche che le PMI nostrane soffrono di due limiti che possono diventare molto limitanti: il primo è il nanismo, ovvero per numero addetti, fatturato, dimensione geografica le PMI italiane mediamente sono molto più piccole delle PMI europee; ed il secondo limite è la mancanza di managerialità: molte, troppe volte accanto all’imprenditore non ci sono manager, ma parenti, amici intimi, in generale persone scelte per un vincolo fiduciario e non per le competenze. Il consiglio che mi sento di dare alle PMI per riuscire a crescere, e farlo in modo corretto e sostenibile, è di introdurre managerialità, competenze ed esperienze specifiche. Il 14 settembre all’evento Sistema PMI presso la John Cabot University spiegheremo come un sistema integrato di formazione e consulenza possa abilitare un salto qualitativo importante per le aziende.
Sappiamo bene che l’innovazione riguarda oramai tutti i campi della vita lavorativa: in che modo gestisce l’innovazione chi si occupa di finanza e controllo di gestione?
La finanza sta vivendo un momento di grande innovazione, che investe sia la tecnologia sia i processi e gli strumenti. Pensiamo a tutto il filone del fintech, in cui generalmente si includono sia attività nuove ma anche processi ed attività esistenti da anni ma con nuovi strumenti (tipicamente on line, in cloud).
Pensiamo allo sviluppo della tecnologia, che rovescerà il paradigma delle transazioni finanziarie e non solo: mi riferisco alla blockchain, criptovalute, smart contract e processi correlati. Ma pensiamo anche come detto prima, che la principale innovazione del finance è nell’attitudine delle persone che lavorano in questo ambito, dal CFO all’ultimo membro del team, ai professionisti e consulenti: a tutti oggi è richiesta una grande capacità di flessibilità, autonomia e capacità di generare valore, spesso in modo non convenzionale, diverso da quanto è stato fatto, con successo, fino a cinque anni fa.