
Antonella Salvatore
Lo dicono tutti che il Belpaese può fare del turismo il motore trainante dell’economia, ma il lavoro da fare resta molto, sia a livello nazionale che regionale. Vediamo il caso Abruzzo, una regione di cui si parla molto poco quando si fa riferimento al turismo.
Per chi non conosce bene la regione, ricordo che ci sono tre parchi nazionali (Parco Nazionale d’Abruzzo, Parco Nazionale della Maiella, Parco Nazionale del Gran Sasso) dinanzi ai quali si distende il mare Adriatico. L’ESA (Agenzia Spaziale Europea) conferma che l’Abruzzo è la regione più verde d’Europa, un vero e proprio polmone nel cuore dell’Italia. A questo possiamo aggiungere che l’Abruzzo ha una produzione vinicola di tutto rispetto, sempre di più ogni anno, e che la cucina abruzzese riesce a portare in tavola prodotti che coniugano la tradizione dei monti con quella del mare. Perché nella regione ci sono sempre state due anime, una montana ed una marina; perché anche se sei al mare basta alzare lo sguardo e puoi vedere i monti. (Parlando di cucina, non dimentichiamo la pasta che viene esportata in tutto il mondo e che nasce a Fara San Martino).
Ma la regione ha anche anche storia, cultura, arte: l’Abruzzo diede i natali a Gabriele D’Annunzio, Ennio Flaiano e Ignazio Silone. Si tratta di un’area ricca di tracce di storia, che ha combattuto coraggiosamente durante la seconda guerra mondiale (la linea Gustav, la linea difensiva nazista, arrivava fino alle coste abruzzesi).
Certo, da una regione come questa, ricca di natura, agricoltura, gastronomia, storia, ci aspetteremmo la medaglia d’oro per il turismo e invece stiamo parlando della regione al posto n.19 in Italia per il flusso dei turisti: la regione Abruzzo penultima in Italia per turismo.
Viene da chiedersi come mai gli abruzzesi siano in fondo alla classifica pur avendo a disposizione queste meravigliose risorse.
E allora veniamo alla valorizzazione del patrimonio naturale, storico e culturale dell’Abruzzo.
La storia è nota: noi italiani tendiamo a non curare il patrimonio che abbiamo, non lo valorizziamo, non lo gestiamo e non lo facciamo conoscere, questo è spesso un problema non solo in Abruzzo ma in tutta Italia.
Certo, per valorizzare il patrimonio servono fondi, ma i dati sembrano dire che l’Abruzzo spende solo il 2% del Fondo Sociale Europeo (FSE) (fondo istituito a seguito del trattato di Roma del 1957) creato per sostenere l’occupazione, lo sviluppo, la trasformazione industriale. Se pensiamo che gli abruzzesi siano soli in questo “risparmio” ci sbagliamo di grosso: dei fondi europei del settennato 2014-2020 abbiamo speso solo il 9%, siamo penultimi in Europa, ultima è Malta.
A quanto pare i fondi ci sono ma nessuno li spende, o forse nessuno sa come spenderli.
Per spendere i fondi occorrono progetti e per elaborare progetti occorrono competenze e voglia di fare impresa; i progetti, finanziati con i fondi di cui sopra, devono portare alla creazione di servizi ed infrastrutture. E questo potrebbe attirare turisti; dico potrebbe, perché creare servizi ed infrastrutture non è sufficiente.
Una volta creati i servizi e le infrastrutture occorre fare comunicazione, avviare relazioni, costruire ponti con il resto dell’Italia o con paesi esteri, affinché promuovano la regione localmente e la facciano conoscere, per far arrivare turisti, insomma, serve fare marketing territoriale, serve il cosiddetto destination management. Questo vale per l’Abruzzo, per il Molise e per molte altre aree che faticano a sviluppare l’industria turistica.
Il nuovo governo ha accorpato il ministero dell’agricoltura con quello del turismo, con lo scopo di creare una maggiore valorizzazione del Made in Italy, presto per dire se funzionerà. In aggiunta a questo, si parla di creare una Accademia del turismo al fine di sviluppare le competenze necessarie per far decollare l’industria del turismo che resta ancora debole in molte regioni.
L’incapacità di valorizzare il patrimonio e di attirare turisti, la mancanza di progetti, servizi ed infrastrutture rappresentano ancora il danno più grave ad un’industria che ha un potenziale enorme.
Nulla di più vero. A tal proposito ho creato un per-Corso formativo per la figura di “Coordinatore di Sviluppo Turistico Esperienziale basato sul Format GMT™ che in “cinque passi” gestisce in modo strutturato l’attività di Incoming Turistico con un approccio di Marketing Territoriale. Occorrono infatti nuove competenze per gestire la complessità che occorre per rendere i territori attraenti e attrattivi!