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8 marzo

Antonella Salvatore

Fra poco sarà l’8 marzo, migliaia di articoli e parole, migliaia di post e mimose e poi, dal 9 marzo, tutti torneranno alla vita di sempre. Fra poco sarà l’8 marzo e quando mi diranno “auguri, oggi è la festa delle donne” non risponderò. Perché?

La giornata dell’ 8 marzo celebra le conquiste ottenute dalle donne negli anni, ma vuole anche ricordare le discriminazioni e le violenze subite dalle donne. Tuttavia, nonostante le conquiste ottenute negli anni, i numeri mi fanno dire che vivo in un paese europeo che non è un paese avanzato per quanto riguarda la posizione delle donne lavorativamente parlando, e non solo.

Dato che questo è un blog “che osserva” la cultura del lavoro nel paese, parto da un dato di lavoro. A giugno 2017 l’ISTAT dice che l’occupazione femminile in Italia è del 49%. ll più alto tasso di sempre, hanno commentato con soddisfazione in ambito politico, ma il confronto con la media europea è terribile. La media europea è il 65%! Peggio di noi solo la Grecia. Mi domando perché neppure il 50% di noi lavora, se siamo più numerose degli uomini e se le aule universitarie vedono più donne che uomini.

Provo a rispondere facendomi delle domande.

    1. Non ci sono posti di lavoro per tutti, e allora le donne restano a casa e gli uomini vanno a lavorare perché così era un tempo e perché, in molte zone d’Italia, c’è ancora la cultura che gli uomini abbiano più diritti delle donne e che la donna sia più adatta alla casa che a stare fuori casa?
    1. Le aziende preferiscono assumere gli uomini, quindi c’è ancora una cultura maschilista in azienda?
    1. Le donne si sposano, fanno figli e questo non è compatibile con un posto di lavoro in questo paese dove mancano servizi di assistenza alle famiglie, ad esempio asili?
    1. Esiste ancora la cultura del “buon partito” e per questo molte donne stanno a casa?
    1. Culturalmente, in alcune aree del nostro paese la donna è stata cresciuta per essere “moglie di” e per questo non ha la forza e l’indipendenza per lavorare e rendersi autonoma?
    1. Molti programmi televisivi continuano a proporre, anche alle giovanissime, modelli di donna che non possono essere modelli di un paese che si definisce avanzato?
  1. Il tasso di abbandono scolastico è alto nel nostro paese, soprattutto al centro sud?

Tutte queste domande hanno la stessa risposta.

  • Qual è la media di occupazione femminile nel Sud? RISPOSTA: Nel Sud lavora solo il 33% delle donne (e questo riguarda tutti noi, a prescindere dalla nostra ubicazione geografica).

Non credo di aver elencato tutte le ragioni che possono spiegare il 49% di occupazione femminile, ma credo che le mie domande diano un senso di quanta strada ancora dobbiamo fare.

Siamo un’ economia avanzata ma questo non vuol dire essere “avanzati” da un punto di vista culturale, soprattutto se parliamo della posizione delle donne.

L’economia in ripresa non è sufficiente per dire che siamo un paese sviluppato: lo dicono il basso tasso di occupazione femminile, lo dice la bassa qualità del lavoro femminile, lo dicono le donne morte ammazzate, lo dicono persino le aziende con le loro pubblicità, che da un punto di vista di marketing fanno quello che si chiama “adattamento culturale” rispetto al nord Europa (ad esempio mostrando donne curate, mediamente giovani e di bell’aspetto, intente a pulire e lucidare, perché da noi la donna è ancora “l’angelo della casa”, mentre in nord Europa la stessa pubblicità sarebbe considerata sessista).

Sostengo e sosterrò sempre l’8 marzo. Ma non facciamoci gli auguri perché non è un party.

Se sosteniamo l’8 marzo, impegniamoci a cambiare la cultura di questo paese nei confronti delle donne, perché così cambierà anche la cultura del lavoro, migliorerà il tasso di occupazione femminile nel paese, migliorerà la qualità del lavoro delle donne e, forse, si ridurranno anche le morti (che derivano dalla cultura, ancora prima che dalla mancanza di misure severe).

Impegniamoci come?

    • Se abbiamo figli maschi, insegniamo loro già a dieci anni a rispettare le bambine e le ragazzine, perché solo così da grandi capiranno come trattare le donne.
    • Se abbiamo figlie femmine, spieghiamo loro fin da piccole che sono in grado di fare qualsiasi cosa con la propria testa e le proprie capacità, aiutiamole a costruire self-confidence, a capire che una donna esiste e vale sempre, non solo se compagna o moglie di qualcuno.
    • Se abbiamo figli, maschi e femmine, insegniamo loro che esiste un concetto che si chiama rispetto degli altri, pilastro fondamentale dell’ educazione civica (bellissima materia che a scuola non si insegna più).
    • Se abbiamo un amico imprenditore e notiamo che non assume donne, o sappiamo che le paga meno degli uomini, abbiamo il coraggio di dirglielo.
  • Se un’ amica o collega è oggetto di molestie fuori o sul posto di lavoro, non giriamo la faccia dall’altra parte.

Allora si che cambierà la cultura (e la cultura del lavoro) di questo paese e noi, donne ed uomini, potremo dire “Auguri, oggi è l’8 marzo!”.

OCL

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