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L’Italia dei Neet

L'Italia dei Neet

di Antonella Salvatore

Quasi il 20% della popolazione giovanile italiana, tra i 15 e i 29 anni, appartiene ai Neet (Not in employment, education or training). Si tratta cioè di persone che non lavorano, non studiano, non si specializzano e che passano il proprio tempo senza alcuna occupazione.

Italia prima in Europa per numero di Neet

L’Eurostat ha scattato nuovamente una foto dello stato di inattività nei vari paesi europei. L’Italia è risultata prima in Europa per ragazzi e giovani uomini Neet (il 17,7%); si è invece posizionata seconda (preceduta solo dalla Romania) per ragazze e giovani donne Neet (20,5%). Emergono sempre sostanziali differenze, tra nord e sud del nostro paese. Ancora una volta è l’Italia meridionale ad avere il numero più alto di Neet. Occorre dire che il dato del 2022 risulta migliore rispetto a quello del 2021, ma questo non basta a togliere il triste primato all’Italia, che da anni combatte contro questo problema.

Il nord Europa mostra numeri migliori

La fotografia all’Europa mostra diverse realtà. Molti paesi, principalmente quelli del nord, tra cui Olanda, Belgio, Svezia, Danimarca, Lussemburgo, Germania, hanno già raggiunto l’obiettivo 2030 di contenere l’inattività entro il 9%. Ma tutti gli altri, soprattutto sud ed est Europa, fanno maggiore fatica a ridurre il numero dei Neet. 

Il ruolo dell’istruzione nel ridurre i Neet

Studi, vecchi e nuovi, dimostrano che l’istruzione gioca un ruolo fondamentale nell’alto numero di Neet. Nel nostro paese i percorsi di studio poco aggiornati generano un forte mismatch, una discrepanza tra le competenze formate e i lavori offerti dalle aziende. Emerge una Italia che spesso, soprattutto in specifiche aree geografiche del centro-sud, forma i giovani per ruoli e lavori che non esistono più. E questo determina schiere di giovani che sono sospesi tra lo studio, che trovano poco motivante ed interessante, e l’opportunità di un lavoro, che non rispecchierà mai le loro aspettative.

La cultura assistenzialista

All’istruzione si aggiunge poi un altro fattore determinante per i Neet: quello rappresentato dalla cultura. Lo stato assistenzialista, così come il supporto dei genitori fino a tarda età, e la mancanza di esperienze di stage e di lavoro durante gli studi, collocano i nostri giovani in notevole ritardo rispetto ai coetanei europei.

OCL

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