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Che cos’è il metaverso (in Italia)?

metaverso

di Giosuè Prezioso

Dopo il sopore del 2020 e la fase post-lockdown, il mondo ha dimostrato di poter – e saper – ripartire con incredibile forza, dinamicità e novità. E queste ultime, soprattutto in campo digitale, non si sono fermate solo al lavoro (smart working), all’istruzione (DAD) o alla ricollocazione (south working). Ma anche ad un nuovo alfabeto digitale, che continua ad infittirsi di concetti, sperimentazioni e applicazioni. Fra i termini più ricorrenti c’è sicuramente il ‘metaverso’. Un concetto ibrido e pluri-tentacolare, che abbraccia i mondi di internet, videogiochi, realtà aumentata, criptomonete e ancora industria del lusso, intrattenimento, gamification ed edutainment.

Il concetto di metaverso

A dare sicuramente il ‘la’ su grande scala è stato Facebook. Ad ottobre di quest’anno ha infatti sostituito il proprio nome in ‘meta’ – abbreviazione del termine ‘metaverso,’ appunto. A sua volta, meta-verso consta di due parole. Meta (dal greco antico, che significa oltre) e verso (contrazione di uni-verso). Il metaverso è da intendersi infatti come una dimensione parallela, a sé stante e traslata. Essa però, quando attivata, implica sempre un nostro coinvolgimento – sia nelle fasi online che offline. Una proto-forma di metaverso è la nostra identità social.

La prima forma di metaverso è la nostra identità social

Seppure non siamo attivi (logged in), la nostra trasposizione digitale (il nostro profilo), continua ad apparire su ricerche, ad essere coinvolta in campagne di segmentazione, riceve reazioni, è condivisa, bloccata e/o raggiunta. Il metaverso parte da questa ‘presenza’ e la potenzia. Crea un mondo altro (oltre, appunto), dove queste operazioni si infittiscono, diventano più sofisticate e in qualche modo più reali e gradualmente più economizzate.

L’esistenza di un mondo parallelo

Un esempio pioneristico in tasca ai millennials potrebbe essere la versione ‘Play Station’ de ‘il Grande Fratello’ (2000). Un videogioco che prevedeva la selezione di un avatar – un concorrente della Casa – che svolgeva attività casalinghe, sociali, competitive e in qualche modo ‘umane.’ Il metaverso si ripropone come quella casa, ma per tutti. L’avatar diventa user. E lo stesso può accedere ad una dimensione che continua ad essere costruita, asfaltata e infrastrutturata, proprio come una vera e propria città – dimensione, meglio. Da esseri economici, in molti esseri umani – di questa dimensione – hanno iniziato ad esigere l’acquisto e la lottizzazione di quella realtà – nonché di servizi annessi e acquistabili solo ‘lì.’

Avere una proprietà nel metaverso

La tecnologia ha subito servito questa richiesta mediante gli NFT – Non-Fungible Tokens. Si tratta di attestazioni di proprietà, che garantiscono il legame proprietario-proprietà in situazioni digitali, virtuali e intangibili come il metaverso. Se dunque vuoi comparare “la prima casa del metaverso,” l’artista canadese Krista Kim ne ha fabbricata una (venduta per $ 500 K). Se poi intendi arredare questa stessa casa con opere d’arte da centinaia o milioni di dollari – o criptovalute, come nella fattispecie – puoi acquistarle su piattaforme come OpenSea e trasporre la tua passione da gallerista nel metaverso. Infine, se vuoi inaugurare la tua casa d’arte nello stesso metaverso con abiti di circostanza, puoi contare sui brand più prestigiosi. Questi vestono il tuo avatar con abiti ad hoc che possiedi mediante NFT.

A che punto è il metaverso in Italia

Queste operazioni – dall’acquisto, arredamento e apertura di una casa nel metaverso – sono solo alcune delle numerose sperimentazioni e manifestazioni di questo mondo sorprendente. E l’Italia, con i suoi brand del lusso, partecipa attivamente a questo mercato: come Gucci, che ha appena annunciato il proprio ingresso nella dimensione, o Prada, che si è affidata al mondo dei ‘virtual influencer’ – del valore globale di 13,8 miliardi – per lanciare la nuova fragranza dal nome ‘Prada Candy.’ Altrettanto avveniristico è il progetto ‘Made in Sicily’ della giovanissima Coderblock, una vera e propria città nel metaverso – con tanto di “esperienze in digitale come eventi, convention, conferenze, fiere ed iniziative aziendali [nonché] brindisi aziendali digitali e djset” – chiaramente serviti da un sistema economico interno alla città-dimensione e di natura cripto ed NFT. Con esperimenti ed espressioni similari che ci coinvolgono da decenni, il metaverso sembra configurarsi come una realtà in cui continuiamo ad addentrarci sempre più globalmente, dall’avatar, al suo vestito. E l’Italia, in questo percorso, pare concorra bene.

Foto di julien Tromeur su Unsplash

OCL

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