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Donne, STEM e lavoro

Donne e lavoro

di Antonella Salvatore

La notizia è di pochi giorni fa. Ad ottobre 2021 l’Italia ha visto una crescita di 35.000 occupati. E questa è indubbiamente una buona notizia. La pessima notizia, invece, è che gli assunti sono tutti uomini.

L’occupazione femminile in Italia

Il problema più grande delle donne in Italia è proprio legato al dato di occupazione. Meno della metà delle donne di questo paese lavora, parliamo di poco più del 48% in epoca di pandemia. Pre pandemia la situazione era di poco diversa: era impiegato il 49,5% delle donne. Dati che ci pongono agli ultimi posti in Europa. Pensiamo, ad esempio, che i paesi dell’area scandinava hanno un tasso di occupazione femminile che sfiora l’80%.

La violenza sulle donne si sconfigge con il lavoro

La mancanza di un lavoro, di un ruolo riconosciuto in una organizzazione, e nella stessa società, pone la donna in una condizione di debolezza. L’assenza di un reddito personale, e quindi di autonomia da un punto di vista economico, rende la donna più fragile, mettendola in una condizione di dipendenza economica e psicologica, e quindi più soggetta a violenze nella famiglia. Violenza non vuol dire solo percosse. Significa abusi psicologici, e prevaricazione. Vuol dire essere svilita nel proprio ruolo nella famiglia e nella società. Se crescesse l’occupazione femminile si aiuterebbe a combattere la violenza. Ma non solo questo. Dobbiamo abbattere gli stereotipi di genere, così frequenti in Italia e non solo. Gli italiani, uomini e donne, presentano ancora molti pregiudizi. Ad esempio, quello legato alle materie di studio più adatte alle giovani o al rapporto delle donne con la tecnologia.

Donne, STEM e lavoro

In generale, si continua a pensare che le donne siano poco adatte allo studio delle materie STEM. Proprio per questo ancora oggi bambine e ragazzine sono orientate verso gli studi umanistici. I dati indicano che appena il 18,9% delle studentesse ha scelto un percorso STEM o una facoltà scientifica. Il pregiudizio assurdo sulle donne e la tecnologia non ha alcun fondamento. Ad esempio, pochi sanno che la prima programmatrice della storia fu Ada Lovelace, figlia del poeta Lord Byron. E fu l’attrice americana Heidy Lamarr a creare i presupposti per la wifi. Nel 1942 proprio la Lamarr depositò il brevetto che permetteva di codificare informazioni su frequenze radio e ottenne per questo l’interesse dei governi e dei servizi segreti. E fu una suora, Suor Keller, a conseguire il primo dottorato in informatica negli USA. E ancora una donna, Margaret Hamilton, sviluppò il software per l’Apollo 11. Il mercato del lavoro richiede tecnici, informatici, e, in generale, profili STEM. Se oggi le studentesse non accedono a questi percorsi di studi domani faranno fatica, proprio come le loro madri, a trovare un’occupazione. Quale sviluppo potrà allora avere questo paese senza la partecipazione attiva delle donne alla società e al mercato del lavoro?

Foto di Sincerely Media su Unsplash

OCL

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