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Creare, quotare e vendere Crypto Art

crypto art

di Giosuè Prezioso

Fino a qualche settimana fa le parole crypto, NFT (non-fungble token), blockchain e quanto sta caratterizzando il popolare movimento ‘crypto art’ potevano definirsi quasi neologismi. Ma oggi, in piena rivoluzione artistico-finanziaria, con esperimenti similari nel mondo della moda, dello sport e persino nella cucina, la rivoluzione crypto non può che definirsi quotidiana, presente e in qualche modo tangibile. Tuttavia, si è spesso soliti descrivere il fenomeno nella sua globalità, lasciando dietro alle quinte i veri attori primi di questa rivoluzione: gli artisti. Come si crea, infatti, un’opera crypto? Quali sono i riferimenti e i software per produrla? Come si quota? Quanto costa? Quali effetti migliorativi e/o limiti può avere? A rispondere ad alcune di queste domande è l’artista Domenico Barra – attivo nella scena Digital e Crypto italiana e internazionale.

Domenico, raccontaci dell’opera. Come nasce, attraverso quali software, quali sono (se ce ne sono) i riferimenti estetici e/o iconografici 

«Nonostante ci siano alcuni canoni estetici e software prediletti dagli artisti e favoriti dai collezionisti – come le opere di grafica 3D realizzate con Blender o Cinema 4D – quando parliamo di NFT e crypto art, la scena interessa tutti i linguaggi e discipline dell’arte. Un’estetica molto diffusa è quella amatoriale, quasi memetica, propria di Internet. Abbondano gli elementi grafici dell’industria crypto, che si rifanno ai loghi di criptovalute varie e le crypto celebrities, che spesso sconfinano nel territorio di una quasi propaganda ideologica. Pochi sono i lavori dove la blockchain è medium dell’opera e tanto meno la tecnologia NFT. Ma ci sono alcuni artisti che realizzano opere di conceptual art sui temi delle NFT, come quelli di valore e proprietà, unicità e riproducibilità dell’opera». 

Come (auto)quoti un’opera crypto? C’è qualche differenza rispetto ai metodi di valutazione tradizionale? 

«La quotazione dell’opera digitale è da anni molto problematica, dovuta soprattutto alla sua temporalità, intangibilità e riproducibilità. L’errore principale è stato fatto nel cercare di applicare sulle opere digitali i modelli sia tecnici che culturali comuni per le quotazioni delle opere fisiche. Serve invece sfruttare l’opportunità per immaginare e razionalizzare una nuova cultura di valore e una nuova idea di mercato dell’arte e di collezionismo. Tanti sono gli artisti che hanno sperimentato diverse soluzioni, arrivando spesso a dover creare degli artefatti fisici da associare all’opera digitale, proprio per rientrare in quei paradigmi tradizionali. Difficile è dunque trovare una formula per la quotazione per l’opera digitale, soprattutto perché la sua natura è multiforme e difficile da catalogare, misurare, quantificare. Nel mio progetto ho prezzato al costo di 1 EOS per pixel un’immagine di 23.000 x 23.000 px, per arrivare così ad un valore di 529.000.000 di EOS. Il corrispettivo in Euro cambia a seconda del valore di mercato di questa cripto valuta (EOS). Ho fatto questo perché l’opera crypto è molto influenzata dal valore di mercato delle crypto valute e dai whales (questo è il nome dei nuovi grandi collezionisti di NFT, i crypto ricchi, coloro i quali hanno da spendere). Quindi le quotazioni delle opere spesso dipendono da quanto i whales sono disposte a spendere, nonché dalla fama, soprattutto dei social media. Più follower si hanno, più alta è la quotazione. Questo è il lato negativo e prevedibile del settore – il cosiddetto ‘business as usual’. Mentre il lato buono, il ‘business as mutual,’ è che il collezionismo è diventato più inclusivo e diffuso tra gli appassionati, ma anche tra gli artisti stessi, fra cui c’è molta solidarietà, opportunità sociali e relazionali tra le diverse community di artisti. Pratica diffusa è quella che dopo una vendita un* artista compri opere di altri artisti. Quindi un mercato più reale e sostenibile e meno esclusivo, dove le opere sono quotate per essere collezionate da molti».    

Un vantaggio e una frustrazione di un* artista crypto

«Il vantaggio è sicuramente l’opportunità di poter partecipare attivamente alla creazione di un mercato come membri appartenenti ad una community, con politiche, valori e buone pratiche che possono finalmente rendere sostenibile il lavoro artistico proprio e degli altri, con importanti soddisfazioni e motivazione. Le frustrazioni spesso sono tecniche. Nascono dalle difficoltà del mercato e dei suoi mezzi di capire il valore delle crypto valute. Per esempio come gestirle, quali piattaforme sono più adatte al tipo di arte e anche alla cultura etica e morale dell’artista. Un contesto ostile è stato creato dai mass media nel riportare notizie di speculazione, che purtroppo hanno dipinto nell’immaginario comune un’idea di ‘mercato-paradiso’ dove si vende tutto e subito. Per questo quando non arrivano le vendite, in molti iniziano ad avvertire un disagio, ma ci vuole pazienza. Questo settore è esploso ma adesso ci vuole tempo per trovare la giusta dimensione. Il viaggio è lungo ed è appena cominciato. Bisogna stare attenti ai vari hype tossici che possono influenzare negativamente le scelte e il giusto percorso da intraprendere».

Foto di Executium su Unsplash

OCL

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