
L’annus horribilis 2020 è volto finalmente al termine ma le sue ripercussioni ci accompagneranno ancora per diverso tempo. L’arrivo del vaccino ha prodotto ottimismo e fiducia nelle persone e nei mercati finanziari, con titoli al rialzo e borse in positivo.
L’impatto del coronavirus sull’economia
Ma il virus ha permesso anche di prendere maggiore coscienza, da parte di un’aumentata fetta di popolazione, rispetto a quanto la nostra società si basi sull’economia e alla sua interconnessione con tutti gli altri aspetti come la salute e l’istruzione. Purtroppo, abbiamo imparato a fare i conti con l’impatto economico catastrofico sulle famiglie, sulle società e sulle attività commerciali e artigianali. Abbiamo ascoltato l’aumento dell’uso di termini economici su tutti i media e navigato, spesso a vista, nel mare delle informazioni sugli aiuti di Stato ai cittadini e su quelli dell’Europa al nostro Paese. Dati e nozioni che sono diventati di uso quotidiano e sempre più necessari per gestire i propri risparmi nel miglior modo possibile in periodi di forte crisi.
L’Italia e l’alfabetizzazione finanziaria
Quanti sono gli italiani che hanno realmente la consapevolezza di come funzionino i principali indicatori economici? Quanti sono padroni dei propri comportamenti destinati ad obiettivi finanziari specifici? Ovvero, che livello di alfabetizzazione finanziaria si ha in Italia? Le risposte a queste domande non sono confortanti, come dimostrano i dati OCSE-INFE 2020 che misurano l’alfabetizzazione finanziaria degli adulti in 26 Paesi del mondo. L’Italia è in basso nella classifica con un punteggio di 11,1, al di sotto della media dei paesi industrializzati. L’indagine ha visto il coinvolgimento di un campione di popolazione italiana di età tra i 18 e i 79 anni. L’obiettivo è misurare il livello di alfabetizzazione finanziaria attraverso tre indicatori: conoscenze, comportamenti, attitudini. Risulta fondamentale acquisire e saper padroneggiare le conoscenze finanziarie di base. Ad esempio, comprendere il meccanismo dell’inflazione, avere ben chiara la percezione del rischio, o sapere come i tassi di interesse dei prestiti e dei mutui potranno variare.
Educare i giovani alla finanza
La conoscenza della finanza crea maggiore consapevolezza nelle decisioni da prendere. Non solo in quelle di tipo personale, migliorare investimenti e risparmi, evitare truffe, ma anche in quelle di tipo collettivo, per avere contezza delle riforme di interesse per tutti. Questo, se insegnato ai giovani, diventa fondamentale per il miglioramento del loro futuro. Secondo l’ultima indagine dall’OCSE OCSE-PISA 2018, sui livelli di alfabetizzazione finanziaria dei ragazzi quindicenni di 20 Paesi, circa uno studente su cinque non possiede le competenze minime necessarie per prendere decisioni finanziarie responsabili e ben informate (low performer). La ricerca ha indagato per comprendere dove sia il gap da colmare. In famiglia l’argomento meno trattato sono le notizie di economia e finanza. Vengono discusse almeno una volta al mese dal 56% della media OCSE e dal 55% degli studenti italiani. Il tema più frequente è quello generico dei soldi in riferimento agli acquisti desiderati: ne parla almeno una volta al mese circa l’87% degli studenti, sia in media a livello OCSE, sia in Italia. Riguardo il lessico, i ragazzi OCSE conoscono il significato di 7,3 termini relativi al mondo economico e finanziario sui 18 oggetto di indagine. In Italia i giovanissimi conoscono in media 6,4 termini. “Stipendio” è il vocabolo più conosciuto in assoluto mentre il meno noto è “interesse composto”.
La finanza nei curricula scolastici
Seguendo paesi virtuosi come Danimarca, Norvegia e Germania, dal 2007 l’Italia ha iniziato ad interessarsi fattivamente dell’educazione finanziaria. L’idea è stata, infatti, alla base del progetto “Educazione finanziaria. Conoscere per Decidere” del MIUR e Banca d’Italia. Obiettivo organizzare “incontri con i docenti di ogni ordine e grado per approfondire i temi dell’educazione finanziaria e innalzare il livello di conoscenza degli studenti”. Un progetto interessante ma che non ha prodotto notevoli risultati. Un segnale concreto del Governo si è avuto grazie alla riformulazione della Legge 92/2019. A partire dall’anno scolastico in corso, l’educazione finanziaria è stata inserita nella materia di educazione civica nelle scuole di ogni ordine e grado. All’insegnamento di elementi finanziari di base devono far capo “docenti dotati di sapere imprenditoriale e finanziario”; si presuppone quindi una concreta esperienza o formazione professionale da parte del Ministero. Per il momento l’educazione finanziaria dei nostri ragazzi dovrà presumibilmente ricevere una spinta da parte del nucleo famigliare, così come si fa per migliorare la lingua inglese, ad esempio, già nelle primissime fasce d’età. Comprendere quanto sia fondamentale investire su questo ne va del futuro non solo dei propri figli ma dell’intero Paese.
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