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Dark kitchen, il futuro del food

Dark Kitchen food

di Andrea Ciancarelli

L’argomento “Dark Kitchen” è stato discusso anche nell’ultimo Mapic Food; ha suscitato un certo interesse soprattutto in quegli imprenditori che già all’epoca avevano l’occhio più lungo di altri. 

Che cosa sono le “Dark Kitchen“?

Diciamo che “Dark Kitchen” è un modo quasi poetico per identificare una cucina che non ha sbocco su strada. Un semplice laboratorio di preparazione cibi, privo di tutta l’apertura dedicata al consumo, che caratterizza invece un classico locale di food e fast food. Un ambiente che non ha sedute, bancone, vetrine, insegne, allestimenti e tutta la parte relativa all’accoglienza clienti. La location diventa del tutto superflua, e il parametro principale è dato dal costo di affitto. Allo stesso modo, risulta inutile avere personale addetto alla sala e al servizio. 

Come essere vincenti con queste cucine?

E come possiamo sfruttare questa cucina? Sicuramente per raggiungere tutto quel target che non è interessato necessariamente a venire nel locale ma vuole, o ha bisogno, di essere direttamente servito a casa. Del resto, chi di noi non ha mai utilizzato JustEat, Uber Eat o qualunque altra piattaforma di delivery? Questo nuovo tipo di impresa alleggerisce notevolmente l’investimento necessario all’apertura e al mantenimento di un’attività. Lascia l’imprenditore libero di dedicarsi esclusivamente alle consegne a domicilio, sfruttando al massimo le piattaforme più note o creandosi una propria rete di consegne. Ma ci sono anche altre priorità che si stravolgono. Diventa fondamentale investire nei giusti canali pubblicitari per rendersi super reperibili online. Va poi studiata un’eccellente linea di packaging che renda onore al prodotto e che sopperisca tutto quello che un buon locale sa trasmettere in termini di look-and-feel e fidelizzazione. Quando devi montare solo una cucina, hai tutto il capitale che ti serve per poter investire in marketing e packaging. 

Dark kitchen“, il futuro del food

Se ad inizio 2020 si poteva dire che questo tipo di mercato fosse ancora in fase embrionale, oggi il COVID ha decisamente stravolto le regole del gioco. Secondo un articolo, pre-COVID, de Il Sole 24 Ore, il giro di affari nel 2019 toccava i 35 miliardi di dollari, e prevedeva un picco nel 2030 pari a 360 miliardi di dollari. Una proiezione del tutto sensata. Teneva conto del fatto che i millennials, gli utenti più attivi e reattivi a questo tipo di mercato, avrebbero avuto il tempo di far crescere il loro potere d’acquisto. A distanza di un anno, però, anche il pubblico meno giovane ha dovuto adeguarsi ad un nuovo scenario. La condizione generale ha portato tutti noi ad incrementare acquisti on-line e a ricorrere maggiormente a delivery & take away. Tutto questo è un esempio lampante di come il mercato del food, che già stava mutando ad una velocità davvero incredibile, abbia subito una spinta davvero importante. La dimostrazione di come la flessibilità diventi una skill sempre più necessaria in questo, come in ogni altro settore. I dati peraltro sono piuttosto accurati e già confermati da chi in questo mercato ha già deciso di investire e sta vedendo crescere, anche se ancora lentamente, il proprio volume d’affari. Insomma, l’opportunità è chiara: ora sta a ogni imprenditore decidere se e quando coglierla.

Foto di Anton Nazaretian su Unsplash

OCL

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