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L’Italia non è un paese per donne

Italia donne

di Antonella Salvatore

Se l’Italia non è un paese per giovani allo stesso modo non è un paese per donne.

Donne e occupazione

Prima della pandemia la nostra nazione era già ultima nella UE per tasso di occupazione femminile, che superava di poco il 49%. Unitamente ai giovani, sono state le donne ad essere più colpite dalla pandemia con una perdita di 470.000 posti in sei mesi. Il tasso di occupazione scende ora al 48,4% mentre quello maschile si attesta al 66,6%. Il problema non è solo italiano: in tutta Europa il tasso di occupazione maschile supera quello femminile di circa 12 punti. Tuttavia l’Italia, insieme a Grecia, Romania, Spagna, rimane tra le nazioni con un tasso di occupazione di gran lunga sotto il 60%, media europea. Al contrario, il nord Europa, con particolare riferimento alla Scandinavia, si attesta tra il 75% e l’80%. Ultimo, ma non ultimo: le differenze di salario. Nel mondo mediamente una donna guadagna l’82% dello stipendio di un uomo, a parità di ruolo e funzione. Ci sono ovviamente paesi in cui le percentuali si avvicinano molto, e altri dove invece la disparità è veramente alta. Quanto avvenuto in Islanda, in cui una legge stabilisce che è illegale pagare una donna meno di un uomo, a parità di incarico e di esperienza, resta una eccezione a confermare invece una regola ben consolidata.

Come permettere il maggiore coinvolgimento delle donne nel mercato del lavoro?

Innanzitutto alleggerendo il carico della famiglia, che in Italia resta quasi sempre sulle spalle delle donne. L’11% delle donne che hanno avuto un figlio non ha mai lavorato e non accede al mercato del lavoro. Nel sud la percentuale sale al 20%. Nel meridione poi, la pressione famigliare nasce anche dall’accudire genitori e suoceri anziani, ruolo che spesso “compete” alla donna.  In Europa la percentuale di donne che rinunciano ad entrare nel mercato del lavoro è pari al 3.9%. Il secondo passo per aumentare l’occupazione sta poi nei servizi alle famiglie, in primis gli asili. Le strutture nel nostro paese coprono il 25,5% del fabbisogno, contro il 33% stabilito invece dall’Unione europea. In poche parole, o fai figli o lavori. E per questo siamo il paese più vecchio del mondo, con il 53,4% delle persone sopra i 46 anni. Ma servono poi riforme politiche, sono le istituzioni a dover fare il primo passo.

Il potere nelle sole mani degli uomini

L’Italia è sotto la media europea anche per quanto riguarda il ruolo delle donne in politica e nei luoghi di potere. Meno del 15% delle donne nella funzione di sindaco. Un aumento della presenza femminile nell’ultimo governo, ma i posti di potere e di decisione sono principalmente nelle mani degli uomini. Solo tre stati membri hanno avuto donne primo ministro, Gran Bretagna, Romania e Germania. In Italia i ventinove presidenti del consiglio sono stati tutti uomini. Siamo ben lontani poi dalla Nuova Zelanda, non solo geograficamente, che ha una donna di soli 32 anni a guidare il paese. Siamo un paese vecchio, come ci ha appena ricordato l’ISTAT, e siamo un paese gestito da uomini. Eppure, i governi guidati da donne, dimostrano performance eccellenti. Anche nel mondo del business, le aziende capitanate da donne hanno migliore gestione, sono più sostenibili e creano ottime condizioni di lavoro per i propri dipendenti.

Ecco quindi che l’Italia non è ancora un paese per donne: nazione maschio-centrica che continua imperterrita per la sua strada. 

Foto di lucia su Unsplash

OCL

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