
di Nicola Sapio
Il turismo, insieme al mondo della cultura, dell’arte, dello spettacolo dal vivo e degli eventi, è un settore che sta risentendo in modo drammatico gli effetti della pandemia. La diffusione su tutti i media di #stateacasa, l’antitesi per eccellenza del turismo.
La crisi del turismo durante la pandemia
Era l’ultima cosa che gli operatori del settore avrebbero voluto sentire. Almeno fino a marzo 2020 avrebbero pensato ad una “mal-trovata” pubblicitaria o ad uno scherzo di pessimo gusto. Una nuova condizione, diffusa e globalizzata, che tocca tutti i players del mercato; dai grandi Tour Operator internazionali alle agenzie di viaggio locali, dalle Online Travel Agencies (OTA) alle guide turistiche. Proprio perché è venuta meno la condizione essenziale del turismo: lasciare temporaneamente la propria casa e viaggiare recandosi in un luogo altro. Eppure è diventato necessario far fronte a questa nuova condizione per sopravvivere nel presente e nel prossimo futuro, cercando di attingere residui di ottimismo dalla convinzione per cui le idee migliori nascono sempre in situazioni di crisi. Espressione che, come tutti i modi dire, non definisce una regola assoluta e statisticamente valida, ma che nasconde sicuramente elementi di verità.
Turismo immobile, turismo virtuale
Il dibattito sul cosiddetto turismo virtuale si inserisce in questo contesto e un “merito” della crisi può essere quello di accelerare idee, processi e applicazioni. Il settore in cui, teoricamente, il concetto di turismo virtuale può trovare maggiore sviluppo e prospettiva è quello del turismo esperienziale in ambito culturale e artistico (anche se a prima vista i termini virtuale/esperienziale sembrerebbero in netta contrapposizione). Molti musei, siti archeologici, luoghi di spettacolo hanno reagito alle chiusure fisiche degli spazi offrendo una proposta digitale ampia e differenziata. Sono anche riusciti, in alcuni casi, ad ampliare sensibilmente la propria community digitale. Facciamo alcuni esempi di esperienze di grande qualità contenutistica e che riscontrano il favore del pubblico. Possiamo citare per l’arte contemporanea l’esperienza #nonfermiamoleidee del MAXXI di Roma e quel del Decameron della Triennale di Milano. Passando ai siti archeologici con la diretta facebook del restauro del tempio di Vesta proposta dal Parco Archelogico del Colosseo all’interno delle attività online del PARCO, fino ad arrivare al mondo dello spettacolo dal vivo con la ricca offerta digitale di Cirqueconnect del Cirque du Soleil.
La reazione attraverso il digitale
Il minimo comun denominatore dell’offerta digitale nata come reazione alle chiusure dei luoghi fisici della cultura è rappresentata dalla gratuità per il fruitore. Una modalità comprensibile e condivisibile in quanto serve per mantenere vivo il rapporto con la propria community in vista di un ritorno alla normalità. Tuttavia, se queste esperienze aspirano ad entrare a fare parte del “catalogo” dei players turistici (online e offline) utilizzando gli interessanti e potenzialmente remunerativi strumenti di comunicazione e marketing che possono mettere in campo, si rende necessario nel management dei beni culturali e dell’intrattenimento un passo in avanti e uno in profondità.
Turismo e cultura orientati al cliente
Il turismo è per definizione audience oriented; non possiamo dire che la stessa cosa valga sempre anche per il mondo della cultura, ma questo è un discorso che meriterebbe un approfondimento specifico. In ogni caso, in un mondo concentrato sull’immobilità (#stateacasa) non è banale saper individuare un’offerta culturale e artistica che possa incontrare la domanda. Questo deve valere a tal punto da indurre il fruitore ad accettare “benevolmente” uno scambio economico. Allo stesso tempo, l’intermediazione del turismo esperienziale non ha senso di esistere se non vengono ideate e realizzate esperienze culturali virtuali che possano essere percepite dal mercato dei potenziali acquirenti come uniche e che ne giustifichino il costo per essere vissute. Come spesso avviene, la necessità nasce dal contesto e dalla domanda, ma la risposta va individuata nell’offerta. Si rende necessario un approfondimento sull’offerta culturale digitale a livello strutturale ma soprattutto a livello di creatività.
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