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Italiani, brava gente

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di Leonida Valeri

Gl’italiani si sono ben comportati durante il lockdown, hanno seguito le indicazioni delle autorità, trascorrendo la quarantena in un clima familiare positivo. Sono i primi risultati di una interessante indagine Istat sulle reazioni dei cittadini nella cosiddetta «fase 1», in particolare nel periodo compreso fra il 5 e il 21 aprile, cioè in piena quarantena. Quello che emerge, è un «Paese compatto contro il Covid-19»; un quadro dei «comportamenti» e delle «percezioni» delle persone ben lontano dai luoghi comuni con i quali anche noi stessi, a volte, ci dipingiamo, e non da ora: tipo quello di essere refrattari alle regole. «Tutto il male dell’Italia viene dall’anarchia. Ma anche tutto il bene», scriveva Giuseppe Prezzolini nel “Codice della vita italiana”, raccolta di aforismi pubblicata un secolo fa. Entriamo nel merito.

Come va in famiglia?

«Nonostante le restrizioni – scrive l’Istat – il lockdown è stato vissuto all’insegna della serenità». A specifica domanda, tre persone su quattro hanno usato parole di «significato positivo» per descrivere il clima casalingo, fra cui: buono (14,4%), sereno (12,65), tranquillo (10,4%), ottimo (8,7%), addirittura amorevole (3,8%). Meno del 15% ha dato risposte neutre, come normale. L’8% ha usato termini alquanto negativi, fra cui teso. Nota rilevante: non ci sono grandi differenze fra le aree geografiche su cui è stata suddivisa l’indagine, cioè tra la «Zona rossa» (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Marche), l’«Area 2», il rimanente nord più il centro, e l’«Area 3», sud e isole. Clima positivo un po’ ovunque.

Le regole, prima di tutto

Gl’italiani, qualcuno potrebbe ritenerlo singolare, si sono dimostrati disciplinati. Di più. Hanno considerato «utili e chiare» le misure adottate per rispondere all’emergenza provocata dal coronavirus. Scrive l’Istat: «La stragrande maggioranza dei cittadini (91,2%) ritiene che le nuove regole imposte per contrastare l’evoluzione della pandemia siano state utili per risolvere la situazione». Non solo. L’89,5% degli intervistati ha ritenuto «chiare» le indicazioni sui comportamenti da tenere. Giudizi positivi in tutte le aree geografiche.

Hai lavato le mani? E quante volte?

Mani-distanze-mascherine: è stato evidente a tutti che bisognava seguire meticolosamente delle precauzioni. Le persone hanno dichiarato di aver lavato le mani in media 11,6 volte al giorno e di averle pulite con disinfettanti 5 volte. Forse troppo. «Un segnale di forte attenzione che in alcuni casi può essere interpretato come un sintomo d’ansia», scrive l’Istat. Il 22,4% dei cittadini fra 55 e 64 anni ha confessato di averle pulite almeno 20 volte al giorno. Particolare attenzione, inoltre, è stata data alla disinfezione dei mobili e della cucina. E ancora. Quasi 9 cittadini su 10 hanno utilizzato le mascherine, per la precisione l’89,1%. Una curiosità: il 12,4% le ha assemblate in casa o le ha ricevute, sempre realizzate artigianalmente, da un conoscente. Il 6,5% le ha acquistate su internet. Gl’italiani hanno mantenuto pure le distanze di almeno un metro: lo ha rivelato il 92,4% degli intervistati.

Tutti a casa

L’hashtag «IoRestoACasa» (utilizzato anche da OCL allo scopo di promuovere iniziative virtuali/culturali per trascorrere utilmente il tempo fra le mura domestiche) ha funzionato, a quanto pare. «In un giorno medio della settimana – scrive l’Istat – il 72% della popolazione di 18 anni e oltre non è uscito di casa, il 22,7% una volta e il 5,2% due o più volte». Bene. Sono state le persone nella fascia 45-64 anni a mettere il naso maggiormente fuori dal proprio appartamento. Meno i giovani, di età compresa fra 18 e 24 anni, e gli over 75. Tra le motivazioni dichiarate per le uscite, al primo posto si attesta – come era ovvio – «fare la spesa»: 43,3%.

Un cauto ottimismo

«Ha una tale sfiducia nel futuro che fa i suoi progetti per il passato», scrisse sarcasticamente Ennio Flaiano nel “Diario notturno”. Per fortuna non è andata esattamente così. Nel corso del confinamento, l’89,8% degl’italiani «ha pensato che la situazione emergenziale si sarebbe risolta». Però, scrive l’Istat, «solo il 10% è apparso pienamente ottimista e confidente in una rapida soluzione». E ancora: «La posizione prevalentemente espressa si potrebbe definire di cauto ottimismo, visto che il 79,2% dei cittadini ha dichiarato che la situazione si sarebbe risolta, ma ci sarebbe voluto del tempo». Infine, un grado molto elevato di fiducia è stato espresso dai cittadini nei medici, negli infermieri e nella Protezione civile.

Foto di Kurious da Pixabay

OCL

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