
Isolamento e solitudine sono due concetti diversi. La quarantena dovuta al Covid-19 ci obbliga a restare in isolamento ma il tempo a disposizione, il timore del futuro, nonché la nuova condizione di distanza sociale, ci impongono di dover imparare a gestire noi stessi e la nostra solitudine.
Isolati e inevitabilmente più soli
Lo slogan #unitimadistanti può essere sicuramente vero, dato che questa quarantena ha obbligato famiglie a vivere insieme, anche in spazi ristretti, in modo continuativo per circa due mesi. Tuttavia, l’isolamento domiciliare ha paradossalmente fatto emergere la solitudine dell’individuo. A partire dai nuclei famigliari composti da una sola persona, che sono oramai il 33% delle famiglie italiane e di cui nessuno parla mai. Ma il coronavirus ha messo ulteriormente in evidenza la solitudine delle persone anziane, chiuse nelle loro residenze senza parenti e senza visite. Da parte opposta, nella stessa condizione si trovano i bambini, costretti a giocare con loro stessi; per la prima volta nella loro breve vita i più piccoli si trovano a dover gestire uno stato d’animo nuovo. In aggiunta i malati, che non possono essere accuditi dai familiari, sono isolati e si sentono soli. E per finire la morte: con Covid-19 si muore lontani e in solitudine. Ecco allora che dopo la paura di ammalarsi e morire, esiste anche l’angoscia di una solitudine che nessuno aveva previsto.
La paura del futuro
Ma è solo la paura del virus a farci sentire soli? A spaventarci ancora di più è il futuro. Milioni di persone che avevano chiesto lo smart working e di poter lavorare in sicurezza da casa si accorgono di sentirsi sole e di voler tornare in ufficio. Studenti che non volevano andare a scuola ora comprendono che l’istituto scolastico e i professori non rappresentano solo l’istruzione ma anche il senso di appartenenza ad un comunità, la socialità e la strada verso il futuro. Cittadini che devono confrontarsi con la propria parte più interna, timori, angosce, desideri e speranze di un futuro che sarà completamente diverso e che nessuno, neppure i visionari, riescono ancora ad immaginare.
Conoscere la solitudine
Il problema resta il fatto che nessuno ci ha mai insegnato a stare soli con noi stessi. A scuola si apprende lo sviluppo della relazione con gli altri, la gestione del conflitto, ma non la relazione con noi stessi. Eppure, non possiamo stare bene con gli altri se non stiamo prima bene internamente. Si tratta di equilibrio e di solidità interna. Sono pochissimi gli istituti nel mondo che avviano gli studenti a pratiche di meditazione e che illustrano in che modo confrontarsi con il proprio io più intimo, come comprendere le proprie emozioni e imparare a riconoscerle. Per questo ci sentiamo soli e per questo la solitudine fa paura. Nessuno mai ci ha insegnato a confrontarci con noi stessi e si sa, temiamo tutto quello che non conosciamo. Abbiamo appreso lingue sconosciute e sviluppato tecnologie miracolose, ma il rapporto con il nostro io più intimo ci resta invece ancora sconosciuto. L’evoluzione della specie nell’era di Covid-19 partirà da dentro.
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