
«Non sappiamo di preciso quanto tempo dovremo restare in casa. È meglio evitare di illudersi che molto presto tornerà tutto alla normalità. Cerchiamo di pensarla come una nuova realtà, o una missione di lunga durata, e di organizzare la convivenza nel modo più intelligente possibile». Già, forse il modo migliore per interpretare questi giorni di quarantena, giorni in cui la nostra nazione è costretta a casa, è quello indicato da Samantha Cristoforetti, astronauta italiana, pilota di jet, ingegnere, e detentrice, nel 2015, del record di permanenza sulla Stazione spaziale internazionale: oltre sei mesi e mezzo. «Una missione di lunga durata», dunque. Ergo, meglio concentrarsi sul presente e su quello che possiamo fare. Ora.
Orgoglio italiano
Nel corso dell’iniziativa in streaming “Space Connects Us”, organizzata dall’Ente spaziale europeo (Esa) e da Asteroid Day a fine marzo, sono state raccolte in diretta web le testimonianze di diversi astronauti su varie tematiche, tra cui la solitudine nello spazio e come approcciare i lunghi periodi di convivenza, senza privacy, in ambienti ridotti. Tra parentesi, per chi fosse interessato, ecco il link. Samantha Cristoforetti ha partecipato in collegamento dalla sua abitazione a Colonia, dove vive per motivi professionali col compagno e la figlia. «Sono molto orgogliosa – ha detto – di come sta reagendo l’Italia. Spesso si sottolinea il comportamento di pochi, ma la stragrande maggioranza delle persone sta davvero facendo la sua parte».
Ricavarsi un rifugio in casa
Sulla Stazione spaziale internazionale ogni astronauta ha un piccolo ambiente privato, grande quanto una «cabina telefonica». «Aiuta tantissimo avere questo spazio dove ti puoi ritirare, dove nessuno ti disturba e puoi fare quello che vuoi», ha spiegato Samantha Cristoforetti. In questo senso, il consiglio per trascorrere la quarantena in appartamenti poco ampi, o in soluzioni abitative svantaggiate, è quello di cercare di ritagliarsi un posticino da organizzare in maniera personale, all’interno del quale potersi ritirare anche solo un’ora al giorno, magari a turno con i familiari, o i coinquilini. «Chi ha spazi piccoli deve essere particolarmente ingegnoso», ha suggerito la nostra astronauta.
Quarantena in roulotte
«Non ho mai trovato il compagno che mi facesse così buona compagnia come la solitudine», scrisse Henry David Thoreau. Il «romano» Michael Collins, a 39 anni pilota del modulo di comando dell’Apollo 11, fu per un po’ di tempo l’uomo più distante in senso fisico dalla Terra, mentre in profonda solitudine orbitava a bordo del Columbia intorno alla Luna, attendendo Armstrong e Aldrin per la manovra di riaggancio. Al ritorno, subito dopo lo splashdown, i tre furono sottoposti a 21 giorni di quarantena in una roulotte di metallo riconvertita. Certo, è vero, per viaggiare nello spazio bisogna superare una rigida selezione e un duro training. Ma c’è anche l’isolamento delle persone normali.
La solitudine del guardiano del faro
I guardiani dei fari erano persone comuni, malpagate, con un ruolo di grande responsabilità. Quando riflettiamo sulle difficoltà della quarantena in casa, pensiamo a loro, che, spesso in estrema solitudine, dovevano preoccuparsi del buon funzionamento delle lanterne erette in cima a dei cilindri in pietra costruiti in mezzo al mare, lontano dalla terraferma, nei punti più burrascosi del pianeta. Ad esempio al largo di Ouessant. Uomini che svolgevano il proprio dovere nelle tempeste. Una foto scattata da Jean Guichard nel 1989 racconta più di un libro: s’intravede il guardiano in servizio a “La Jument”, nel mare in burrasca, che fa capolino dal portoncino d’ingresso, mentre un’onda smisurata sta per abbattersi sul faro. Inghiottendolo. Ma andò tutto bene.
Diamoci degli obiettivi
Torniamo alla quarantena di questi giorni con Samantha Cristoforetti. «Dobbiamo perdonarci i nostri limiti. Anche se ci vogliamo bene – ha spiegato – non siamo abituati a stare 24 ore insieme, tutti i giorni, per settimane, magari in appartamenti piccoli. Se ci sono dei momenti con sentimenti negativi è normale, bisogna aiutarsi a superarli. Dobbiamo prendere il telefono e cercare amici che sono positivi, non tanto quelli con la tendenza a rimuginare». «Chi può – ha specificato l’astronauta italiana – dovrebbe cercare di strutturare le giornate, darsi degli obiettivi».
Andrà tutto bene
Insomma, ce la possiamo fare anche noi, persone comuni. Pur se non addestrate e non avendo superato alcuna selezione. Ci vuole pazienza. «Bisogna non pretendere troppo, rendersi conto che la scienza non sa tutto, e chiedere alla scienza quello che può dare. È una sfida epocale che stiamo affrontando come pianeta. Il tempo al tempo, io credo che ne usciremo», ha aggiunto Samantha Cristoforetti. Per concludere, immaginiamo il confinamento in casa come una sorta di missione, la cui durata è imprecisata. Evitiamo per quanto possibile la negatività. Fissiamo degli obiettivi. Impegniamoci tutti i giorni. E alla fine la porteremo a termine, questa quarantena. #AndràTuttoBene.