
Il welfare delle imprese deve rispondere alle nuove esigenze del paradigma economico e sociale del XXI secolo. Le trasformazioni del mondo occupazionale diventano una conseguenza per rivedere le necessità dei lavoratori. Gli italiani sono preoccupati della tecnologia, pensano che molte professioni siano a rischio mentre è necessario comprendere il potenziale economico per valorizzare le nuove competenze. A delineare questa situazione è il “3° Rapporto Censis-Eudaimon sul Welfare aziendale”. È una sfida culturale affascinante per cambiare metodologie di lavoro e individuare nuove professionalità. Il trend delle aziende è a favore della tecnologia diventando la protagonista indiscussa del terzo millennio. «Tra 3-5 anni, il 66,1% delle aziende – si legge nel Rapporto del Censis-Eudaimon – dichiara che sarà più tecnologica, digitale, più attenta all’ambiente e alla sostenibilità (39,4%), più produttiva ed efficiente (21,8%), più flessibile (21,2%). Per il 76,4% delle aziende l’arrivo di tecnologie, digitale, intelligenza artificiale è una priorità concreta presente e sarà sempre di più nel futuro: di fatto, in 3 aziende intervistate su 4, il tema del cambiamento tecnologico e digitale è in cima alla lista delle priorità di chi assume decisioni strategiche. Per l’86,1% delle aziende l’impatto di nuove tecnologie, digitale, intelligenza artificiale nel prossimo futuro sarà molto o abbastanza elevato ed è l’85,5% a valutarlo come molto positivo. È plasticamente rappresentato il tecnoentusiasmo delle aziende che fanno propria una visione dell’innovazione tecnologica e digitale come generatrice di più alto valore in azienda. In particolare, per il 97,6% delle aziende ci sarà un plus di produttività, efficienza e competitività, per il 97% si registrerà un miglioramento delle condizioni di lavoro e della qualità della vita in azienda, per l’85% migliorerà la fruizione dei servizi e delle prestazioni di welfare aziendale, per l’85,5% si lavorerà in smart-working, per l’83% migliorerà la comunicazione, ci sarà più scambio di informazioni all’interno dell’azienda, per il 77,6% non ci sarà una sostituzione di lavoratori in molte mansioni, né una perdita di posti di lavoro».
L’opportunità del digitale
Le aziende sono le prime a sfatare il mito negativo della tecnologia percepita soltanto come sostituzione dei lavoratori, non certamente come grande opportunità per migliorare processi produttivi, organizzazione del lavoro, aggiornamento professionale, agevolazione nel raggiungimento di obiettivi aziendali. Questa convinzione delle imprese può diventare una grande opportunità nell’attuale momento storico dove il cambiamento di paradigma economico è diventato progressivo; è necessario ricollocare le persone al centro del processo produttivo senza correre il rischio di annullare il beneficio per la persona e per l’impresa. Sono due attori protagonisti della scena economica che devono interfacciarsi democraticamente, favorendo suggerimenti e stimoli produttivi verso nuove soluzioni digitali, da condividere in maniera etica e con rispetto della produzione industriale.
La funzione del welfare
Cambia il racconto dell’economia, aumentano le trasformazioni aziendali, rivoluzionano i mercati internazionali a seguito di una crescente globalizzazione che impone un’opportuna gestione del digitale a beneficio della produttività. È giunto il momento, dopo anni di crisi economica iniziata nel 2007, di rivedere le organizzazioni aziendali per trasformarle e adattarle alle nuove esigenze del mercato del XXI secolo. È fondamentale il ruolo del welfare aziendale per garantire una risposta ai lavoratori durante i diversi cambiamenti dovuti alla tecnologia, al digitale, all’intelligenza artificiale. «Con l’arrivo di nuove tecnologie, digitale e intelligenza artificiale – si legge nel 3° Rapporto Censis-Eudaimon sul Welfare aziendale – per l’83% delle aziende ci sarà bisogno di maggiori opportunità di formazione e aggiornamento per stare al passo con i tempi e con i cambiamenti, per il 42,4% di maggiore bilanciamento tra vita privata e lavorativa, per il 40,6% di più flessibilità, con meno vincoli di orari, di mansioni e ruolo, per il 29,7% di più collaborazione e interazione tra colleghi, per il 20% di più motivazioni, stimoli, gratificazioni immateriali. Un pacchetto di ambiti che, nel suo insieme, delinea un campo di azione ampio per il welfare aziendale. Non a caso il 94,9% delle aziende ritiene che sarà importante conservare e/o potenziare i servizi, le tutele e le opportunità del welfare aziendale nel futuro: un dato netto che ne certifica ruolo e potenzialità per affrontare al meglio questa complessa fase di passaggio. E in particolare, per il 67,5% delle aziende il welfare aziendale farà sì che qualità della vita e benessere dei lavoratori in azienda non subiscano contraccolpi, per il 43,3% contribuirà a una migliore conciliazione tempi di vita e tempi di lavoro, per il 33,1% contribuirà a rafforzare senso di comunità, solidarietà e aggregazione in azienda, per il 27,4% renderà i dipendenti più partecipi alla vita aziendale, per il 26,8% renderà i lavoratori meno soli di fronte ai loro problemi, per il 19,7% aumenterà la produttività sul lavoro, per il 13,4% il welfare aziendale migliorerà le competenze dei lavoratori, dando loro opportunità di formazione e/o aggiornamento, per il 12,1% migliorerà le relazioni tra i vertici e i dipendenti».
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Sicuramente elementi e temi sfidanti per un imprenditore. Coniugare tecnologia e welfare aziendale è quanto mai urgente. Ci vuole però un lavoro culturale importante che sposti innanzitutto il concetto di telelavoro verso lo smart working e il concetto di welfare aziendale da l’utilitaristico sgravio finanziario ad un più importante relazione impresa-dipendente.