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Italia e cinema

Italia cinema

di Giosuè Prezioso, storico dell’arte, curatore e docente

Migliori e peggiori al mondo

L’Italia è il paese straniero (non Americano) con il più alto numero di premi Oscar mai conferito: 11. L’Italia è altresì il primo paese al mondo per cui è stato pensato un premio ad hoc così prestigioso come l’Oscar al “Miglior Film in Lingua Straniera”. Era il 1957 e a riceverlo era Vittorio De Sica con il suo Sciuscià. E di primati ce ne sarebbero molti, e diversi. Eppure oggi, nel 2019, “circa sette italiani su dieci non vanno al cinema” rivela un recente articolo de La Stampa, e diventano “otto”, conferma lo studio, se si va “al sud”.

Il paese che ama la tv

Una popolazione di ‘viewers’, per usare il digitalese, che si fa enorme quando si prende invece in considerazione la televisione. L’Italia è infatti uno dei paesi più ‘televedenti’ al mondo: il “97,1% delle famiglie intervistate” da uno studio pubblicato da Il Sole 24 Ore (Census) “ha almeno un apparecchio televisivo” – il computer è presente solo nel 30% circa di famiglie, invece. La tecnologia italiana, dunque, ha ancora la TV come monarca indiscusso… Si deduce dunque che la produzione di film, pubblicità, contenuti culturali e quanto passa negli oltre 360 canali disponibili agli italiani generi economia, posti di lavoro e benessere. Eppure si può solo dedurre, dal momento che in circolazione sono pubblicate solo informazioni a mosaico e spesso poco recenti. Ciononostante se quasi l’intero paese s’informa sulla TV, piuttosto che sul web, è importante comprendere chi c’è dietro la scatola. Come e dove si forma, prendendo in considerazione una micro-parentesi di questo complesso mondo, che in Italia, considerati i primati, non può rimanere un ‘mosaico’.

Dove formarsi in Italia

Partendo dal dove: quali sono le scuole dove ci si forma in Italia? Prima di partire dal post-scuola è importante menzionare la ricchezza degli ‘Audio-Visivi’. Quasi un unicum del nostro paese, che consente ai ragazzi, sin dai 14 anni, di approcciarsi al mondo dell’audiovisivo – in altri paesi questa opportunità è quasi inesistente e in Italia le scuole sono già oltre 300. Dunque “un 5” al sistema di formazione pubblica per unicità e presenza.
A far stringere i denti, invece, è il momento post-diploma. In Italia, infatti, fatta eccezione del ‘Centro Sperimentale di Cinematografia’, la ‘Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti’ di Milano e un breve continuo di queste e altre piccole realtà, non ci sono punti di riferimento. Gli studenti provenienti dagli oltre 300 istituti audio-visivi di istruzione secondaria e neofiti del campo hanno di fronte un numero di enti statali per la formazione post-liceo più che squilibrato. Diciamo 30:300 se si può azzardare una proporzione…

Le scuole private

Alle orde di studenti che fanno domanda, attendono, vengono rifiutati e ci riprovano risponde dunque un fenomeno che è comune ad altri sistemi: la nascita delle scuole private, che in Italia, come mostra questo grafico, son cresciute a dismisura. E nonostante la formazione possa essere spesso valida, è il riconoscimento legale, spesso, a rendere il percorso nell’ente privato ambiguo e frustrante. A parte le scuole statali, infatti, questi istituti ricevono spesso accreditamenti parziali o ambigui dal Ministero o dagli enti accreditatori. Questo con il risultato che gli anni e i costi sostenuti da famiglie e studenti si traducono poi in concorsi spesso mancati, riconoscimenti bocciati e frustrazione, vaghezza. Premiando dunque la lungimiranza e l’unicità di aver introdotto istituti ‘audio-visivi’ nella scuola secondaria superiore, lo sforzo dovrebbe essere adesso quello di parificare, o addirittura sorpassare la virtuale proporzione 30:300, dando così la possibilità a molti, anche a (più) stranieri, di conoscere uno dei medium più prestigiosi del nostro paese.

La recessione del mercato audio-visivo italiano

Sul come e quanto questa formazione sia poi produttiva è complesso stabilirlo. Ci sono però dei dati molto critici, che suggeriscono un indebolimento importante dell’unicità e la produttività del mercato audio-visivo in Italia – in cui la formazione, ovviamente, ha una responsabilità modesta. In questo studio si noti come l’Italia sia l’unico paese in Europa, solo prima della Svezia, ad essere in recessione piuttosto che in crescita nell’ audio-visivo. Siamo penultimi in Europa. Ma la Svezia non ha primati mondiali nel cinema. Noi sì. Un altro dato significativo ci arriva dal libro di G. Francesca e S. Isola dal titolo-denuncia: “Il Documentario. Nascosti fra gli Invisibili”, in cui si apprende che in Italia, nel 2008, sono stati prodotti 300 documentari, di cui solo il 10% ha avuto una discreta, reale distribuzione…

La formazione post-diploma

Dunque, tirando le somme, l’Italia può definirsi ‘Regina’ del cinema a livello mondiale – almeno dalla prospettiva del numero di Oscar aggiudicati. Può dirsi tale anche in materia di copertura e seguito televisivo. Può addirittura definirsi fra i pochissimi paesi al mondo con programmi d’istruzione secondaria rivolti unicamente all’audio-visivo. Ma, nonostante il terreno solido, il nostro paese è in recessione piuttosto che in crescita nel mercato generale dell’audio-visivo. L’Italia soffre di un sistema di formazione post-scolastico poco presente sul territorio e ambiguamente organizzato. E infine, non ha la capacità di distribuire uno dei generi più ‘alti’ come il documentario (solo il 10% di quanto prodotto) e il cinema indipendente in genere, “in crisi” come definito dal Presidente dell’Istituto Italiano per l’Industria Culturale, Teodosi. Garantire più formazione; crescere piuttosto che regredire; promuovere prodotti ‘alti’ e non solo – quasi esclusivamente – televisivi. “Si-può-fare” come urlava Gene Wilder in Frenkenstein Junior (1974).

Photo by Mitch Nielsen on Unsplash

OCL

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