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Quanta disuguaglianza sociale c’è in Italia?

di Antonella Salvatore

Quanta disuguaglianza sociale c’è in Italia?  E come stanno gli italiani?
Se lo è chiesta l’OCSE nel suo rapporto “How’s life in Italy?” (Com’è la vita in Italia?), mostrando un paese piuttosto povero e con diverse disuguaglianze sociali.

Un rapporto che analizza redditi, vita sociale, uguaglianza, istruzione, rapporti con gli altri, economia ed ambiente. Questa analisi riguarda tutti gli italiani, anche quel 10% di popolazione straniera che da noi vive e lavora stabilmente.

In particolare, il rapporto OCSE induce a porci una domanda: esiste l’uguaglianza in Italia?

L’articolo 3 della Costituzione recita “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche e di condizioni personali e sociali”.

Contrariamente a quanto dice la Costituzione, il nostro paese presenta numerose disuguaglianze; in alcuni casi siamo nella media OCSE (cosa che non ci consola affatto), in altri siamo messi molto peggio.

Intanto, distinguiamo due tipi di disuguaglianza: quella verticale e quella orizzontale.
La disuguaglianza verticale riguarda tutta la popolazione e misura il gap tra chi sta in alto nella piramide e chi sta in basso. Un dato abbastanza rilevante è che in Italia la disuguaglianza di reddito è la più alta in tutta l’area OCSE.

Questo si traduce nel fatto che quelli che stanno in alto guadagnano mediamente sei volte il reddito di quelli che stanno in basso. 

La disuguaglianza orizzontale riguarda gruppi con caratteristiche diverse, quindi, la disuguaglianza tra uomini e donne, quella tra giovani ed anziani, quella tra italiani e stranieri che risiedono regolarmente e da anni lavorano in Italia, e cosi via dicendo.

Tra le disuguaglianze orizzontali, la più importante è la disuguaglianza di genere.
Le donne hanno il 15% di probabilità in più degli uomini di restare disoccupate ed il 75% di probabilità in più di prendere un lavoro sottopagato.

Inoltre, le donne dedicano meno tempo agli hobby e ai propri interessi personali mentre si inverte il gap in istruzione: sono le donne ad avere maggiore istruzione rispetto agli uomini.

Nel confronto giovani e vecchie generazioni emerge un dato in controtendenza rispetto al resto dei paesi OCSE: i nostri giovani non sono favoriti in ambito lavorativo, questo spiega l’altissima disoccupazione giovanile.

Il terzo dato di disuguaglianza che l’OCSE analizza è quello della privazione.
Abbiamo un indicatore pari a 10 su 20, che sta ad indicare che siamo al di sopra della media OCSE.

Privazione non significa solo avere un reddito vicino o sotto la soglia di povertà, cosa che riguarda il 14% delle famiglie secondo il rapporto OCSE. Privazione significa anche istruzione poco qualificata, disoccupazione superiore alla media, ambiente pericoloso, come ad esempio aria inquinata, acqua non pulita, luoghi con alto tasso di criminalità.

OCL

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