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Giovani ed Unione Europea

Silvia De Angeli

La società moderna è caratterizzata da un generale senso di sconforto, dovuto a diverse insoddisfazioni e fenomeni sociali, quale un evidente e condiviso disorientamento. Dove stiamo andando? O meglio, dove vogliamo andare? E che ruolo hanno i giovani in questo generale naufragio?

Non si ha più fiducia in nulla: nella politica, nell’economia, nella religione… E l’Europa? Povera vecchia signora, guerriera accasciata in stato di agonia. Non abbiamo più alcun riguardo per ciò che di importante ci appartiene. Non si crede più: nella società, negli altri, in noi stessi.

Siamo in trappola entro il nostro duro egoismo, tra sbarre di opportunismo e noncuranza e richiusi in logiche incoerenti. Ignoriamo il nostro vicino, la nostra città, il nostro Stato e persino l’Unione Europea, nella sua magnifica definizione di ente sovranazionale, intergovernativo e originariamente ideato per conservare la pace.

Ma allora, che ruolo hanno i giovani in questo generale naufragio?

I giovani sono coloro che possono riprendere il controllo, riafferrare il timone e rientrare sulla rotta prefissata. Soltanto i ragazzi di oggi, attraverso una nuova attitudine ed un diverso atteggiamento possono salvare la vecchia e fragile Unione Europea. Ebbene sì, se non si riesce (o vuole) salvare l’Europa si può cominciare a puntare maggiormente e concretamente sui giovani. Maggiormente vuole dire molto, ma molto di più. Concretamente, invece, implica che parole sussurrate al vento e promesse di carta non sono sufficienti: i giovani d’oggi (e l’UE) hanno bisogno di azioni effettive, di soluzioni tangibili.

Incominciamo dalle politiche giovanili, dalle riforme scolastiche, dalle università e la rinascita dell’Unione Europea sarà una conseguenza diretta.

Dunque, per mettere in salvo l’Europa, bisogna investire nelle nuove generazioni. Dobbiamo credere nelle loro azioni e risvegliare il loro timido entusiasmo: “Giovani di tutta Europa, unitevi! Unitevi e liberatevi!  (Matteo Scotto, “Giovani di tutta Europa, unitevi!”).

Il futuro della UE è in quelle giovani mani che dovremmo cominciare a stringere, mani che ormai sono pronte a fare la loro parte, a definire il proprio ruolo. E stringere le mani ai giovani vuol dire costruire con loro qualcosa di solido e duraturo, un percorso di mutua crescita: noi diamo a loro risorse e sostegno e loro danno a noi vitalità, entusiasmo e innovazione.

Purtroppo la realtà odierna mostra come i giovani sono forse fra le categorie più deluse dalla politica di oggi. Sono obbligati a vivere ai margini dell’economia, come forza lavoro non specializzata o come professionisti a cui risulta quasi impossibile esercitare una libera professione. L’Italia è un paese che non dà speranza e che teme il cambiamento, caratterizzato da un’asfissiante scala gerarchica e un sistema poco meritocratico. L’Italia come l’intera Europa. Ribaltare questa situazione significherebbe progresso, crescita e sviluppo. I giovani possono svecchiare la politica e portarla veramente ad essere riflesso dei tempi attuali, possono notare problematicità e potenzialità nelle imprese e comprendere a fondo i nuovi andamenti economici.

I giovani non sono “diversi” in senso negativo: hanno soltanto una differente prospettiva nell’osservare e comprendere il mondo.

Il loro sguardo nuovo e assetato di cambiamento può davvero essere la chiave di volta e il nuovo calibro per una profonda rivisitazione dell’UE. Bisogna innanzitutto cominciare questo percorso incrementando la partecipazione dei giovani sia a livello nazionale che europeo. L’UE da anni mette al centro la partecipazione giovanile. In particolare, il Consiglio europeo ha chiesto agli Stati membri una “maggiore partecipazione di tutti i giovani alla vita democratica e civica in Europa, invitando a promuovere cittadinanza attiva e partecipazione dei giovani a società plurali e tolleranti” (Piano di lavoro per la gioventù 2016/2018).

Ma come si può raggiungere tutto ciò? Sicuramente il primo elemento essenziale è un dialogo strutturato coi giovani

Infatti, soltanto attraverso il “dialogo con i giovani ed un migliore utilizzo dei meccanismi esistenti – o l’istituzione di nuovi meccanismi” si può “raccogliere i pareri dei giovani al fine di informare e impostare la politica per la gioventù e le politiche attinenti ai giovani”. “I giovani hanno un prezioso contributo da apportare allo sviluppo della società […] una maggiore partecipazione dei giovani può contribuire allo sviluppo sociale, politico, culturale ed economico e, se un maggior numero di persone e di idee sono rappresentate in ambito pubblico, le decisioni avranno basi più solide.”

Serve un “metodo aperto di coordinamento rinnovato” per “creare più opportunità d’istruzione e formazione per i giovani”, per “migliorare l’accesso e la piena partecipazione dei giovani alla vita della società” e per “sviluppare la solidarietà fra i giovani e la società”.

Puntare sui giovani significa cambiamento.

Puntare sui giovani può essere il provvedimento necessario per salvare e rinnovare la vecchia e instabile Unione Europea.

L’Europa di oggi ha bisogno di voci nuove, di sguardi diversi e di energico entusiasmo. Con i giovani d’oggi, addio all’Europa di ieri.

OCL

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