
Uno dei casi in assoluta controtendenza del mercato del lavoro è quello che riguarda i medici. Servono medici specializzati: ci sono i posti di lavoro ma non ci sono i lavoratori. Quello che si legge nei rapporti di FIASO (Federazione delle aziende sanitarie pubbliche), FIMMG (Federazione Italiana Medici di Famiglia) e di Anaao (Associazione Medici Dirigenti) è che ci sono tanti laureati ma circa 15.000 di essi non riesce a specializzarsi, per la mancanza di posti e di borse di studio.
In aggiunta a questo, il nostro paese ha un primato in Europa: oltre la metà dei medici ha più di 55 anni, e molti andranno in pensione nei prossimi anni, lasciando gli ospedali pubblici in una situazione ancora più grave di quella attuale.Ma si parla anche dei medici che, giunti ad una certa età, stanchi dei turni lunghi e faticosi della pubblica sanità, decidono di dimettersi dal pubblico e di lavorare nel privato con ritmi più tranquilli. I dati ANAAO mostrano i medici in Italia per fascia di età e possiamo capire facilmente il problema. In Spagna e Francia i medici over 55 sono poco più del 20%; in Inghilterra poco più del 10%. La quota 100 del nuovo governo potrebbe davvero mettere in ginocchio il sistema sanitario pubblico e lasciare in essere solo quello privato? Si parla di oltre 45.000 medici che entro i prossimi 10 anni andranno in pensione ma, in risposta, non ci saranno 45.000 assunzioni.
Sbaglia chi dice che mandando prima le persone in pensione si liberano automaticamente posti di lavoro e si lascia spazio ai giovani; se non si creano le condizioni per assumere, mandando in pensione prima si genera solo un vuoto, oltre che un costo che ricadrà sugli stessi giovani.
La situazione peggiore è poi quella dei pronto soccorso; la SIMEU (Societa italiana medicina d’emergenza e urgenza) denuncia la mancanza di oltre 1.000 medici solo nelle unità di pronto soccorso. E purtroppo, mancano anche chirurghi, anestesisti, pediatri e ginecologi. Forse pochi hanno la percezione del dramma, ma chi si confronta con la sanità pubblica, chi fa file interminabili al pronto soccorso, chi sa che i medici fanno turni lunghissimi, capisce che questo è un dramma che necessita di una soluzione immediata.
Il problema dei medici mancanti è un problema di lavoro ma anche di formazione. Solo l’attività congiunta dei tre ministeri sanità, lavoro e istruzione potrà portare ad una soluzione duratura. Per poter fare spazio ai giovani occorre aumentare l’accesso alle specializzazioni, mettere a disposizione un numero maggiore di borse di studio e fare in modo che le regioni sblocchino i bandi di concorso e diano il via alle assunzioni. Non ultimo, l’innovazione applicata ai percorsi formativi: servono anche percorsi formativi aggiornati e nuovi, perché solo così la medicina potrà raggiungere traguardi sempre più importanti.