
Carla Ferrero
Sono a Londra da ormai quasi cinque anni: chiunque abbia vissuto nella capitale inglese per un tempo ragionevole, si sarà sentito dire “Fortunata tu che sei a Londra!” almeno una volta di troppo.
E perché sarei fortunata? Perché Londra è la terra delle possibilità dove si trova lavoro in due giorni, è meritocratica ed è aperta a tutti. Non hai sentito dell’amico di un amico che da lavapiatti è diventato Restaurant Manager? E quello che da commesso è diventato Area manager? E quello che ha lasciato l’Italia dei 500 Euro al mese per guadagnare 10 volte tanto? Tutti abbiamo sentito e letto le storie da titolo di giornale.
Una delle parole più utilizzate per descrivere i tanto famigerati cervelli in fuga a Londra è proprio ‘conquista’. Chiunque arrivi qui, si trasforma in un conquistatore.
Sono tanti gli esempi di nostri connazionali che hanno avuto successo, ed è giusto metterli in evidenza e condividerli il più possibile in modo da ispirare i giovani con il loro messaggio positivo. Sono proprio io la prima ad essere infinitamente grata a questa città che, non ancora trentenne e senza alcun supporto esterno, mi ha dato la possibilità di iniziare un’attività di Career Consulting. Questa è una città che ti fa sentire presa sul serio.
Nel giro di un paio d’anni dall’apertura della mia società mi sono ritrovata a viaggiare per il mondo a visitare clienti, conoscere e formare studenti internazionali per la loro crescita professionale. Uno sviluppo così rapido sarebbe stato impensabile in altri contesti. Non c’è solo un grande movimento nel settore professionale, ma anche sociale e culturale. Non ho mai visto una città più internazionale, tollerante ed inclusiva.
Quindi tutto vero, ma anche molto parziale e fuorviante. C’è molto altro di cui bisognerebbe parlare con almeno altrettanta frequenza. Il faro non si punta solo al centro del palco, si deve illuminare tutta la scena.
Londra sembra facile, sembra di conoscerla già da prima di arrivare: i suoi luoghi sono familiari. Basta un volo sottocosto e – anche senza passaporto – in un paio d’ore si arriva e si può iniziare una nuova vita. E anche se non si capisce molto bene l’inglese, qualche italiano o spagnolo lo si trova sempre, ci si fa capire ed è anche vero che un lavoro in un bar o ristorante lo si ‘conquista’ nel giro di qualche giorno.
Ma è proprio qui che inizia lo scontro con la realtà, quella che non si racconta, perché meno vendibile: il successo creato in un giorno non esiste e sicuramente non a Londra.
La capitale inglese è molto difficile, e non parlo tanto di clima e di cibo, quanto di difficoltà reali dovute soprattutto a:
● Le persone: il calore a cui noi italiani, dal Nord al Sud, siamo abituati non esiste a Londra. Le persone sono educate, ma non amichevoli. Non ci si parla sull’autobus, in metro, in palestra, alla cassa del supermercato. Ci si saluta spesso, si sorride, siamo sempre cordiali, ma non di più. Con i colleghi difficilmente si entra in confidenza. Sono molto più frequenti le chiacchiere formali, small talks di poca sostanza. Difficile abituarsi a questa distanza con chi ti circonda. La solitudine è un problema reale per gli stranieri e un paradosso per una città con più di 8 milioni di abitanti.
● I costi: Londra non è una città in cui si può atterrare con 200 Euro in tasca. I conti vanno fatti prima della partenza e con molta attenzione. Con meno di 800 Euro al mese non si trova una stanza abitabile in zona centrale e l’abbonamento alla metro parte da 150 Euro al mese. Quella che può sembrare una paga molto alta rispetto all’Italia, non sempre corrisponde uno stile di vita adeguato.
● La competitività: Londra riunisce talenti da tutto il mondo. Il pezzo di carta a cui siamo ancora tanto affezionati in Italia, non è necessariamente un passepartout all’estero. Qui valgono altrettanto – e per fortuna direi – esperienze lavorative e non, quali volontariato e progetti extra-scolastici. Farsi notare non è impresa facile, e la gavetta è parte integrante del nostro successo lavorativo.
Consiglierei ancora a qualcuno di trasferirsi a Londra? Beh, se i punti di sopra non sembrano ostacoli insormontabili e non si ha paura di mettersi alla prova, assolutamente sì!