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L’istruzione ci salverà

Antonella Salvatore

Gli ultimi dati statistici sul numero di laureati mostrano l’Italia come il paese con la più bassa percentuale di laureati in Europa. Neppure il 25% degli studenti universitari giunge alla laurea o, se preferite, oltre il 75% interrompe gli studi.

Siamo il paese europeo che studia meno. Siamo anche il paese europeo che ha il più alto numero di N.E.E.T., NOT (engaged) in EDUCATION, EMPLOYMENT or TRAINING, cioè coloro che non studiano, che non si specializzano e che non lavorano.

Qualcuno dice che i N.E.E.T sono solo scoraggiati, “colpa della crisi!” (ma la tv non ha detto che la crisi è passata?) Qualcuno dice che i N.E.E.T sono davvero gli scansafatiche del paese. Qualcuno dice che non è colpa loro, “colpa dello stato!”, la classica frase di noi italiani quando vogliamo dire che il paese non funziona (…ma lo stato siamo noi, dovremmo ricordarcelo).

Siamo quindi un popolo di ignoranti e nullafacenti? Non voglio crederlo, ma è evidente che molte cose non funzionano.

Siamo un popolo che crede molto nel destino, che vive molto di speranza, la speranza che qualcosa accada e che qualcosa cambi.

Purtroppo questo atteggiamento non funziona, la speranza non è una strategia. Se non facciamo lo scatto mentale di capire che siamo noi gli artefici del nostro destino, di speranza (e disperati) moriremo.

Tornando ai laureati e ai N.E.E.T., un post non è sufficiente per dare risposte, ma penso che anche le domande aiutino a capire la cultura del lavoro di questo paese.

Il sistema universitario italiano, forse, è troppo complicato nella sua organizzazione? Oppure è vero che molti non hanno voglia di lavorare (meglio, faticare)? Oppure ancora molti hanno ancora l’idea del posto fisso e lasciano gli studi scoraggiati, sapendo che non avranno mai un posto fisso? (A tal proposito, alcuni giorni fa sono stati oltre 22.000 i candidati per il concorso INPS per circa 350 posti “fissi”). A prescindere dal numero più o meno alto di posti fissi disponibili, a prescindere dalle difficoltà che uno studente può avere in università, a prescindere da tutto, non vedo ragione alcuna per giustificare il popolo dei N.E.E.T.

Quando penso ai nostri nonni e genitori che hanno costruito l’Italia dopo la guerra, a come hanno faticato per imparare e per lavorare, mi resta difficile accettare che oggi l’Italia debba avere il più alto numero di N.E.E.T. ed il più basso numero di laureati in Europa.

Si parla sempre e solo di economia e disoccupazione, ma questi due dati (N.E.E.T. e laureati) sono numeri di gran lunga peggiori e più preoccupanti di quelli economici.

L’ignoranza ha sempre rappresentato la migliore arma per controllare le masse e per mantenerle povere, culturalmente, moralmente, ancora prima che economicamente.

Quindi, da ignoranti, non abbiamo il controllo della nostra vita, viviamo di speranza e restiamo poveri, da tutti i punti di vista.

Ecco perché solo l’istruzione potrà salvarci.

OCL

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